Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      190 Firenze J'ecchiaunirono le « milizie civili » composte di cittadini che in buona fede credevano ai nuovi tempi apportatori di libertà. Non mancò nemmeno in quella circostanza il lato burlesco, rappresentato dall'abate Menichini « vestito da prete, armato da guerriero, profusamente guarnito dei fregi della setta » che precedeva a cavallo settemila carbonari « plebei e nobili, chierici e frati, diffamati ed onesti, senza ordinanze, senza segno d'impero e d'obbedienza mescolati e confusi. »
      Il Pepe, a capo di altri generali si presentò il 9 luglio alla reggia e domandò al re, che « stava disteso sul letto per infermità o infingimento » di giurare la Costituzione. Il re promise; e la mattina del giorno 13 a mezzogiorno, nel tempio del Palazzo, « al cospetto della Giunta, del Ministero, dei grandi della Corte e di alcuni del popolo » dopo udita la messa salì all'altare, e ponendo la mano sul Vangelo lesse ad alta voce il giuramento scritto, nel quale era detto che egli, Ferdinando Borbone, per la grazia di Dio e per la costituzione della Monarchia Napoletana, re, col nome di Ferdinando I del regno delle Due Sicilie, giurava in nome di Dio e sopra i santi Evangeli la formula della concessa costituzione concludendo: « Se operassi contro il mio giuramento, e contro qualunque articolo di esso, non dovrò essere ubbidito, ed ogni operazione con cui vi contravvenissi, sarà nulla e di nessun valore. Così facendo, Iddio mi aiuti e mi protegga; altrimenti me ne dimandi conto. »
      Finito di leggere il giuramento officiale, il re per dargli un'impronta di verità alzò il capo al cielo, fissò gli occhi sulla croce e spontaneo disse: « Onnipotente Iddio, che collo sguardo infinito leggi nell'anima e nell'avvenire, se io mentisco o se dovrò mancare al giuramento, tu in quest'istante dirigi sul mio capo i fulmini della tua vendetta. »
      Ala perchè Iddio non lo prendesse in parola, dopo avere allentate e ritirate le redini, incapace a frenare il movimento rivoluzionario, nominato reggente il duca di Calabria, principe ereditario, la mattina del 14 dicembre con la moglie, che viaggiò sotto il nome di contessa della Florida, s'imbarcò


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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