Firenze vecchia di Giuseppe Conti

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      Il orai/duca Ferdinando riprende i suoi usi 143
      Quando non andava al teatro, e Ferdinando III rimaneva in casa, invitava a conversazione alcune dame e signori, dando loro « trattenimento di macchine, carte e lestezza di mano » dal rinomato prestigiatore Giuseppe De Rossi.
      Di solito il Granduca desinava al tocco e mezzo, cioè dopo che aveva date le udienze, o era tornato da caccia; quindi, d'inverno, andava al « passeggio » delle Cascine sempre a sei cavalli e battistrada, e alle sette e mezzo si recava al teatro della Pergola o a quello del « Cocomero » (ora Xic-colini) dove spesso cenava.
      Qualche volta andava anche al teatro Alfieri, che allora si diceva di Santa Maria, ed al teatro Nuovo, nel quale si tratteneva talvolta anche « al festino di ballo. »
      La prima grande festa da ballo alla quale Ferdinando III assistè fu quella del 26 dicembre 1814 data dagli accademici del teatro della Pergola, che si riapri in quella circostanza dopo essere stato « con non indifferente spesa riattato, abbellito ed accresciuto. »
      Il Granduca, che ricevè l'invito d'onorare quella festa, dagli accademici che si presentarono a lui nella mattina stessa del 26 dicembre, vi andò la sera alle otto e mezzo in compagnia del solo principe Rospigliosi, ambedue « in semplicissimo frale e con segno di maschera al loro cappello tondo. » Il segno di maschera consisteva nel metter la maschera legata attorno al cappello tanto per far vedere che anche il Sovrano si degnava di prender parte al veglione, non mettendosela però al viso, ciò che sarebbe stato per lui poco dignitoso. Egli percorse tutto il nuovo fabbricato e poi andò in platea mescolandosi francamente alla folla, dove non c' era neanche un birro travestito o mascherato per vigilare sulla sua preziosa persona, la quale non correva nessun pericolo, poiché il popolo, conquistato da quella completa fiducia in lui, ed apprezzando il leale atto del Sovrano, si costituiva egli stesso sua-guardia e guardia onorata e fidata.
      Ferdinando III parlò con molte persone, che pur non conosceva, « tanto nobili che del secondo ceto. »


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Firenze vecchia
Storia - Cronaca - Aneddotica - Costumi (1799-1859)
di Giuseppe Conti
Bemporad Firenze
1899 pagine 702

   

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