Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      storia dei cojirai italiani.
      terre lombarde, la ghibellina otteneva preponderanza nella Marca di Treviso, o dirò meglio vantaggiavano gl' interessi di Ezzelino, il quale dopo gli ultimi disastri, sostenuti dal suo signore sì nella Italia e sì nella Germania, pensava a regnare da sovrano indipendente e sciolto d'ogni autorità superiore. Il papa gli aveva opposto il fratello Alberico, al quale aveva dal conte d'Olanda, coronato re di Germania, fatto concedere gli stati di Ezzelino. Ma tutto fu inutile: Ezzelino con la destrezza, la crudeltà, la caparbietà aggravava talmente il suo giogo di ferro sulle popolazioni della Marca, da renderle per terrore obbedienti. I tre grossi comuni di Padova, Verona, Vicenza, e molte altre terre minori non osavano muovere lamento contro il tiranno, studiavansi bensì di rendere più tollerabile la propria sorte secondandolo nella sua irrefrenata ambizione. Nel settembre del 1249 Ezzelino con le loro milizie assaltò improvvisamente la terra d'Este, la pose a ruba, e da ultimo costrinse l'inespugnabile castello de' Marchesi a rendersi. Azzo d'Este era colui che gli dava maggior pensiero; imperocché tra tutti i capi di parte che verso quel tempo cominciarono a mostrarsi più distintamente in quasi ogni città di Lombardia, della Marca di Treviso, e di Romagna, Ezzelino temeva il solo marchese come colui che per lungo tempo era stato il capitano de' guelfi, e per ricchezza e clientele oltremodo potente. Tutti i cittadini, che il signore di Romano sospettava di secreta relazione col suo nemico, fossero anco i suoi più stretti parenti, faceva spietatamente morire. Le carceri rigurgitavano d'infelici, onde egli ne fece costruire di nuove e più orribili. Chiese e ottenne il carico di soprintendere alla nefanda opera uno di que'vili cortigiani, i quali credono d'ingraziarsi al proprio signore mostrando, quanto più possono, zelo di vigliacca ferocia. Il tristo pose ogni studio perchè in quelle sepolture d'uomini vivi non penetrasse raggio di luce, perchè fossero umide, infette, e rendessero insopportabile la vita alle umane creature. A simiglianza di colui che formò il famoso toro di Falaride, questo uomo spietato fu de' primi a provare la efficacia della prigione, dove il tiranno lo fece rinchiudere e morire di fame e di sete fra gli orrori delle tenebre.
      • A brevi intervalli di giorni, quante volte mancava un vi-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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