Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro quinto.
      5 il)
      danno dogi' imperiali, i quali erano minori di numero. Sgominati e inseguiti, non ostante la notte, molti furono morti, moltissimi fatti prigionieri. Il re Enzo, caduto nelle mani de' Bolognesi, fu condotto alla città, e tenuto onorevolmente rinchiuso in un castello. Il consiglio decretò e il popolo sanzionò perpetua la prigionia del giovine principe, e mantenne la parola ; imperocché per quanti mezzi adoperasse Federigo, minacce, promesse, intercessioni di uomini insigni, non potè mai ottenere la liberazione del figlio, che dopo circa venti tre anni di cattività finì la vita, ed ebbe con insigni onori sepoltura nella chiesa di san Domenico.
      Celebrata quella vittoria, e dati alquanti giorni di riposo alle milizie, il potestà di Bologna di nuovo andò ad oste per espugnare la città di Modena ; e perchè la ghibellina Reggio non potesse recare soccorso ai Modenesi, i Parmigiani vi si condussero per assaltarla. I cittadini di Modena non davano segno di resa. Per costringerli ad uscire, gli assediatori con una macchina lanciarono dentro la città un asino morto con ferri d'argento. Ne ebbero tale onta gli assediali, che, aperte le porte, fecero impeto sopra gl'inimici, gli fugarono, sfasciarono le macchine, e ne portarono seco i pezzi in trionfo. Ma ciò non era un fatto tale da porre fine alle ostilità; e perche il cardinale degli Ubaldini aveva più volte proposti patti di pace, perocché vedeva sopraggiungere il verno, e d'altra parte una conciliazione con Modena tornava a lui più utile dello sterminio di quella, i Modanesi gli accettarono, promisero d'aderire a parte guelfa," di richiamare i fuorusciti e rendere loro le confiscate sostanze, liberare i prigioni da ambe le parti, e simili condizioni cho per lo più ripetevansi in tutti i trattati di pace. Verso quel tempo i Cremonesi rivendicarono la vergogna sostenuta allorché i Parmigiani nell' assalto di Vittoria avevano loro tolto il carroccio. Andati co* Piacentini contro Parma, vi fecero prigioni tre mila fanti e gran numero di cavalieri, predarono il carroccio parmigiano e lo trassero in trionfo a Cremona; e poco dopo, reputando risarcito l'onore, rimandarono i prigioni mezzo nudi, fra i fischi e gli schiamazzi del popolo, alle loro case.
      Ma intanto che le cose di parte guelfa prosperavano nelle


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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