Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      storia dei comuni italiani.
      v' accorsero con le loro falangi. I Genovesi vi mandarono quattrocento cinquanta balestrieri. Vi giungeva anche il cardinale Ottaviano degli Ubaldini, il quale, mandato tempo prima da papa Innocenzo con mille e cinquecento uomini in Italia, essendogli stato da Amadeo di Savoja impedito il passo delle Alpi, ed avendo consumato il tempo e la pecunia, aveva poi assoldate nuove milizie in Milano. Lo imperatore chiamò a sè Ezzelino co' Padovani, Veronesi e Vicentini. Il suo esercito era forte di dieci mila cavalli e di un numero maggiore di fanti e di parecchie migliaja di balestrieri saraceni. Incominciarono i fatti d'arme. Federigo stavasi accampato dinanzi Parma, il re Enzo a Brescello, Ezzelino a Guastalla; gli assediati difettavano di vettovaglie, sì che furono costretti a mandar via i vecchi, e i fanciulli, e gì' inetti alle armi. Ma poco valse. La fame faceva strazio del popolo. Lo scoraggimento poneva sulle labbra a molti parole di resa; ma il governo, inanimito da Gregorio di Montelungo, teneva fermo.
      Il tempo scorreva senza che apparisse segno di resa. Per affrettarla Federigo mandò ad annunciare agli assediati farebbe morire tutti i Parmigiani che teneva prigioni, a quattro per giorno, finche la città gli aprisse le porte. Minacciò, e tenne la parola. Fatti decapitare i primi quattro, mandò un messo per la risposta. Il messo fu arso vivo in piazza. La dimane fu mozzo il capo ad altri due, e rinnovata la minaccia. Fremevano gì' Italiani ; e massime i Pavesi ebbero il nobile ardimento di protestare dicendo essere lì in armi per combattere gì' inimici loro, non mai per fare il mestiere di carnefici. Federigo cessò da quella barbara carnificina. Appressandosi il verno, egli pose le fondamenta d'una città cui diede il nome di Vittoria. La cinse di mura, e di un fosso nel quale introdusse le acque del canale che da Parma estendevasi fino al Po.
      I guelfi intanto riescivano a introdurre provigioni e vettovaglie nella città, trasportandole con astuzia e destrezza sopra alcune barche. La quale cosa confortò i Parmigiani a persistere.
      Sopraggiunto il verno, Federigo licenziò le milizie de'co-muni, rimanendo acquartierato nella nuova città con le mercenarie e le saraceniche. Nel febbrajo del 1248, un soldato


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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