Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro quinto.
      5 il)
      fissione di fede, da lui fatta, presenti lo arcivescovo di Palermo, il vescovo di Pavia, lo abate di Montecassino e parecchi altri venerandi ecclesiastici, dichiarandosi parato a purgarsi della appostagli colpa d' eresia, Innocenzo rifiutò come nullo quel-l'atto, e minacciando gli oratori, li cacciò via dal suo cospetto.
      Quietate le turbolenze in Puglia, Federigo, congregò un esercito e si avviò a Torino con I intendimento di andare a Lione, per porre fine a tanti scandali e spengere l'incendio che minacciava di consumarlo. Innocenzo, il quale, già innanzi di pronunziare la sentenza contro Federigo, non aveva voluto concedere che questi vi andasse disarmato a giustificarsi, dicendo : « Se egli venisse, me n' anderei; non mi sento parato a subire il martirio o la prigione » 1 come seppe di questa seconda andata, implorò protezione a San Luigi e alla madre di lui Bianca di Castiglia, che promisero di difenderlo anche con le armi. Ma sopraggiunse un avvenimento che costrinse lo imperatore a retrocedere.
      I Rossi, i Correggeschi, e i Lupi, parenti del pontefice, ed altri guelfi banditi da Parma assaltarono improvvisamente quella terra. Lo aretino Arrigo Testa che vi teneva l'ufficio di potestà, loro uscì contro con le milizie, ma vi perse la vita; e i fuorusciti ripresero Parma, e cacciarono gli ufficiali e i soldati di Federigo. Vi accorse tosto il re Enzo, che in quei giorni assediava Quinzano castello de' Bresciani, ma non potò riprendere la città, alla quale erano arrivati poderosi soccorsi di Milanesi e Piacentini condottivi per le montagne dal terribile Gregorio di Montelungo. Giunta la nuova a Torino, Federigo conobbe la gravità della perdita di Parma, come quella che gì' intercettava .la comunicazione con Reggio e Modena e coi comuni di Toscana, e vi andò precipitosamente con lo esercito. Ordinò che lo città a lui fedeli facessero prigionieri tutti i Parmigiani che vi si trovassero. In Modena furono presi tutti gli scolari di Parma," e condotti allo imperatore. I Parmigiani caduti in questa e in altre guise nelle mani di lui erano circa mille. Alla città assediata arrivavano ajuti da ogni parte. Il conte Riccardo di San Bonifacio, il marchese d'Este, Bian-chino da Camino, Alberico da Romano, i conti di Lavagna
      < Mai. Paris.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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