Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro quinto.
      5 il)
      ed è forza che ognora gli umani interessi cedano alle condizioni de' tempi.
      XLVI. Per la deposizione di Federigo, i guelfi tosto insolentirono in ogni città d'Italia. Tremarono i ghibellini, e icapi loro cominciavano a tentennare. Successero quindi numerose diserzioni. Ogni terra fu lacerata da nuove scissure; le fazioni erano corse all'armi; l'una cacciava l'altra mutando tostato, finché ne fosse ricacciata alla sua volta. In Parma, a cagione d'esempio, i capi guelfi, ajutati da'frati mendicanti che predicavano la eterna dannazione a chiunque si mantenesse fedele al principe maledetto dalla Chiesa, tumultuarono, sì che Federigo fu costretto ad andarvi con le milizie. Domata la insurrezione, bandì i parenti del papa, i Rossi, i Lupi, e iCor-reggeschi. Da Reggio furono cacciati i Roberti, i Bonifazi, i Lupicini,e Tommaso da Fogliano nipote d'Innocenzo IV. Alessandria tornava fedele allo imperatore; a lui si riconciliavano i marchesi di Monferrato, di Ceva, del Carretto; con lui pacificavasi Venezia, per mezzo de'suoi legati. I quali, tornando dal concilio, e come nemici dello impero imprigionati dal conte di Savoja, erano stati generosamente liberati da Federigo, e giunti in patria, indussero i loro concittadini a concludere con esso un trattato di pace.
      Se vigorosi e savi erano gli espedienti che Federigo trovava ad arginare un torrente già traripato per inghiottirlo, Innocenzo ingegnavasi d'assaltarlo da tutte le parti. Avendo fede nella onnipotenza dell' oro, si dette a raccoglierne in ogni luogo e con ogni sorta di mezzi. Mentre era sordo ai richiami ed alle querimonie che le sue estorsioni provocavano in tutta Europa e specialmente in Inghilterra,1 nella stessa città di Lione faceva astutamente ardere il suo guardaroba, e spacciando d'essere rimasto ignudo e miserabile, accattava dai ricchi prelati, che gli donavano profusamente. Tanta fu la pecunia da lui raccolta, che venne reputato il più ricco tra tutti i successori di San Pietro. E per danneggiare lo avversario, in tanto che inibiva a'popoli di pagargli danaro
      1 Gli ambasciatori inglesi recarono i loro richiami, e al concilio di Lione il papa promise di rendere ragione ; ma non tenne la promessa : onde gli ambasciatori si partirono malcontenti. Vedine il racconto in Mat. Paris.
      Storia dei Comuni italiani. — 1. 49


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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