Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      rLIBRO QUINTO. 5 il)
      Salparono il dì 25 d'aprile sotto il comando di Guglielmo Obriachi. In quel mentre le navi siciliane capitanate dallo ammiraglio Stellio, si erano congiunte con le pisane condotte da Ugolino Buzzaccherino, sotto gli ordini del re Enzo. Le due flotte nemiche il dì terzo di maggio si videro l'una di v fronte all'altra presso l'isola della Meloria. La genovese, minore di forze non ischivò la battaglia.-Pugnarono entrambe con ostinazione e valore e ferocia. Tre navi de' Genovesi furono calate a fondo, diciannove caddero in mano degli imperiali, sole cinque si salvarono fuggendo. Quattro mila uomini rimasero prigionieri, fra' quali i cardinali legati, parecchi vescovi Italiani e Francesi, cento e più altri dignitarii ecclesiastici, e i deputati delle città guelfe. Immenso fu il bottino che partirono fra loro i Siciliani e i Pisani. De' prigioni i marinaj furono mandati in Sicilia, i prelati rimasero in Pisa, _ e poi vennero imprigionati in varii castelli della Puglia.
      Federigo, come soleva in ogni gran fatto, quasi volesse .appellarsene alla pubblica opinione, annunziò a tutti i principi la sconfitta de'Genovesi, permessa da Dio nel dì terzo di maggio, giorno festivo della vera Croce, come a riprovare la nequizia di coloro che, segnati di quel sacro simbolo, tramavano la rovina del capo dello impero cristiano. Il papa n' ebbe grande cordoglio, chiese soccorso ai re, ai principi, agli italici comuni, e scrisse lettere di conforto agli illustri prigionieri. Gli fu di non lieve consolazione il vedere Genova, sopra la quale pesava tutto il danno, esortarlo a non cedere, e a rifarsi d'animo offrendogli la vita e le sostanze d'ogni suo cittadino.
      Ma sia che questa sciagura e il vedere Federigo invadere nuovamente le terre della Chiesa ed atterrare una fortissima rócca edificata dai proprii nipoti prostrassero l'animo del papa, sia che la età quasi centcnne, lo avesse condotto alla fine del terrestre pellegrinaggio, nell'agosto del 12il finì diI vivere. Alla nuova della morte di Gregorio, lo imperatore sospese le ostilità, quasi a mostrare ch'egli non osteggiava la Chiesa, ma combatteva per difendersi dalle insidie di colui che aveva, per quattordici anni e mezzo, seduto sulla cattedra apostolica.
      XLII. Da un piccolo numero di cardinali ridottisi in con-
      Sloria ilei Comuni italiani. — 1, 48


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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