Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro quinto.
      5 il)
      i sacerdoti deponevano le vesti del loro ministero e prendevano la croce, ne imitavano lo esempio i laici: il papa aveva in un solo giorno raccòlte forze tali da non temere le aggressioni nemiche. Acceso d'ira, Federigo minacciò di morte tutti i crocesegnati; minaccia ch'egli cominciò tosto a mandare ad esecuzione con feroce inflessibilità; e perduta la speranza di avere Roma nelle sue mani, se ne tornò in Puglia.
      Inanimito il papa da tanto prospero successo, fece nuovi sforzi perchè i re d'Europa e i principi dello impero si dichiarassero contro Federigo; ma gli uni ricusavano la corona, gli altri rispondevano, il vescovo di Roma pensasse ai fatti suoi, nè s'ingerisse, non pregato, nelle cose dell'impero. Gran numero di vescovi Alemanni gli scrivevano, cessasse di perseguitare il loro illustre imperatore, e si appigliasse alle vie della moderazione e della pace. In guisa diversa procedevano le cose nell' alta Italia. II legato pontificio, convocati in Bologna a parlamento le città e i capi di parte guelfa, gli persuase a prendere Ferrara. Vi andarono due eserciti, ed una armata Veneziana che salì su pel fiume, il marchese d'Este, il conte di San Ronifacio, Alberigo da Romano, i signori di Camino, e lo stesso doge di Venezia ardente di vendicare la proditoria e cruda morte del figlio, come si diceva, fatto da Federigo impiccare in Puglia. Difendeva Ferrara il ghibellino Salinguerra, vecchissimo ma savio e valoroso uomo. L'assedio durò circa quattro mesi, e sarebbe forse durato più a lungo tanto da stancare gli assediami, se parecchi cittadini potenti, incitati da Ugo _de' Ramberti, compro dal marchese d'Este, non avessero commosso il popolo per costringere Salinguerra alla pace. S' arrese a patti; ina furono slealmente violali; e mentre i cittadini vivevano sicuri d'ogni periglio, Salinguerra fu preso, e in catene mandato a Venezia, e la città abbandonata al saccheggio. Consigliava la iniquità il legato, ma se ne dolse — o finse — Azzo d'Este, al quale fu data Ferrara. Ei prese a governarla da vero signore; per istabilire fermamente la propria dominazione, e purgare la città d'ogni pernicioso germe, cacciò in bando quasi mille e cinquecento famiglie, e, confiscate le loro sostanze, ne arricchì i suoi fautori.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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