Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      muro quinto.
      5U'JXVIII. Innocenzo recandosi a Pisa per pacificarla con Genova , era arrivato a Perugia allorché fu preso d'acutissima febbre. Morì il vigesimosesto giorno di luglio 1216. Era vissuto anni cinquantasette, aveva regnato diciotto anni e mezzo.
      A lui successe Cencio Savelli romano, che assunse il nome di Onorio III. Suo primo pensiero fu quello di mandare ad esecuzione i disegni del suo predecessore. Riconfermò quindi le scomuniche, in ispecie contro i comuni ricalcitranti ; ribandì la crociata; ed a tal fine gli venne fatto di pacificare Pisa con Genova, e questa con Venezia. Ma in casa propria non potò governare a suo talento, perocché i Romani alla morte d'Innocenzo sentendosi come disimpacciati di gravissima soma, ro-moreggiarono per ottenere più largo e civile reggimento; sì che Onorio, non si tenendo sicuro fra loro, fu costretto a riparare a Viterbo, finché Federigo lo ricondusse alla metropoli e riconciliò coi cittadini.
      XIX. Federigo intanto, riordinata la Germania, ardeva di passare in Italia per ricevere la corona imperiale. Primamente gli fu forza rinnovare ad Onorio le promesse, più volte fatte al defunto pontefice, e segnatamente quelle di passare crociato in Terra Santa; di rendere alla Sedia apostolica il patrimonio di Matilde, e di rinunciare al proprio figlio la Sicilia. Egli promise ; ma certamente con animo di non mantenere, dacché nel tempo medesimo aveva ai principi fatto promettere che, morto lui, eleggerebbero il figlio Enrico—ch'egli nel 1216 aveva a sè richiamato in Alemagna — e non poteva senza infamia rinunciare a quelle terre che i suoi predecessori, affrontando intrepidi la collera de'papi, avevano con tanta pertinacia rivendicate e serbate allo impero. Ma in lui l'arte di regno era somma ; e per allora non avrebbe potuto apertamente mostrare gì' intendimenti che maturava nell' animo, se prima non si fosse fatto consacrare, e non avesse solidamente rafferma la propria autorità in Italia.
      E davvero le condizioni, in cui la lotta tra Federigo ed Ottone aveva posto lo impero, erano estremamente difficili. Il capo temporale era stato cacciato dal capo spirituale de'Guelfi. Costoro che per principio erano tenuti a difendere Ottone, ebbero poscia comandamento di abbandonarlo e sostenere Fe-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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