Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      ad ardua impresa e coi pontefici e co'popoli; ma lui giovine di diciotto anni spingeva il furore di gloria, e rendeva imprevidente della procella nella quale le sue stesse insigni doti potevano ravvolgerlo.
      XVII. Innocenzo da molti anni meditava un grande atto per sanzionare con tutta la solennità delle forme canoniche le riforme e le conquiste da lui fatte nel governo spirituale e temporale della chiesa. La sua imperiosa voce era giunta agli estremi confini della Europa, ed aveva fatto tremare e reso obbedienti alla sedia apostolica i più gran principi della terra. Egli bene poteva chiamarsi il ve dei re, avendo condotto a compimento il concetto teocratico de' suoi antecessori coli' inalzare la chiesa al supremo fastigio d'ogni potestà terrena. Dopo opportuni e d'ogni sorta efficacissimi provedimenti, aprì nell' un-decimo giorno di novembre del 1215 in Laterano un concilio ecumenico, al quale, oltre un numero non mai prima veduto di arcivescovi, vescovi, abati, e superiori d'ordini religiosi, intervennero i patriarchi di Costantinopoli e di Gerusalemme, i legati del deposto Ottone, di Federigo, del re di Francia, di quei d'Inghilterra, d'Ungheria, di Gerusalemme, e d'altri principi della cristianità, ei deputati di non pochi comuni d'Italia; vi furono anche invitati i più dotti uomini d'ogni paese. Il pontefice iniziò la celeberrima ragunanza con un sermone esortatorio,1 co] quale ingiunse ai padri si ponessero all'opera, riformassero la corrotta umanità, portassero inesorabilmente il ferro dove vedevano la cancrena, cominciassero dalla interiore riforma della chiesa.
      Non è qui il luogo di accennare gli ordinamenti contenuti ne' settantadue capitoli di quel concilio.2 Ma possono considerarsi come tendenti tutti ad un punto supremo, ad emancipare, cioè, la potestà clericale dalla civile, a conseguire ciò che allora ed anche oggi — mirabile a dirsi e pressoché impossibile a credersi in tanta luce d'intelletto diffusa ampiamente sui popoli 1 — chiamasi con lo specioso vocabolo di libertà della Chiesa.
      1 È riportato da Hurter, libro XIX.
      2 Furono anche tradotti in greco forse subito dopo finito il concilio, per comandamento d' Innocenzo, il quale intendeva con tutte le forze a rendere durevole il ricongiungimento delle due chiese , nella quale impresa fino da'pri-mi anni del suo pontificalo parve arridergli la fortuna.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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