Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO QUINTO.
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      delle sedi vacanti; non mettere ostacoli alle appellagioni a Roma; perseguitare gli eretici; mantenere la Chiesa in possesso delle terre da Radicofani a Ceperano, della Marca d'Ancona, del Ducato di Spoleto, del patrimonio di Matilde, della contea di Bertinoro, del ducato di Ravenna, della Pentapoli, e di tutti i possedimenti sui quali potesse vantare diritto; e infine di conservarle la sovranità feudale del reame siciliano. Così Innocenzo con tale atto intese di conseguire assai più di quanto i suoi predecessori avevano con infiniti ed ostinatissimi sforzi tentato d' acquistare alla sedia apostolica. Se non che la sublime politica del promettere assai e mantenere poco o punto era d'antica data, e a que' tempi pareva la massima guidatrice di quasi tutti i governi, e in ispecie di quello che avrebbe dovuto essere esempio di santità e di giustizia, e lo spergiuro non era così brutto a vedersi come lo dipingevano i moralisti, e praticavasi senza scrupolo e senza vergogna.
      IX. Riconosciuto universalmente ne' suoi dominii oltre le Alpi, Ottone s'apparecchiò sollecitamente a scendere in Italia per ricevervi la corona imperiale. La fama diceva assai cose degli Italiani, dello spirito di libertà che gì'infiammava, della insofferenza che avevano d'ogni giogo straniero, della cresciuta potenza de'comuni, delle loro perenni discordie. Per le quali cose ei s'avvisò di farsi precedere da Wolfgario patriarca d'Aquileia suo rappresentante e legato, Costui nel marzo del 1209 giunse a Milano, e se ne partì satisfatto, dacché i Milanesi, sebbene male patissero la dittatura della chiesa romana, avevano in odio la casa degli Hohenstaufen, ma non erano ostili allo impero. Dalla Lombardia il patriarca passò in Toscana. Rene fu accolto dalla Lega, che a ciò fare era stata innanzi esortata da papa Innocenzo.1 Firenze l'onorò e si dichiarò pronta a giurare fedeltà al nuovo Cesare; ma il legato per farle pregustare le delizie della imperiale benevolenza, chiese diecimila marche d'argento, e ricusò l'indugio che i Fiorentini domandavano a pagarle. E' sembra che Wolfgario intendesse trattare l'Italia coli' arrogante durezza di un conquistatore; egli è certo che la sua condotta fu così violenta che lo stesso Innocenzo ne lo riprese, e scrisse ad Ottone for-
      » Epitt,, lib. XII, 78.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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