Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DICI COMUNI ITALIANI.
      dunque Ottone sicuro che Innocenzo non avrebbe pòrto aiuto o consiglio nè a Federigo nè a chiunque altri avesse intendimento di nuocere a colui che era stato dalla benevolenza apostolica inalzato al trono imperiale.
      Entrambi simulavano. Innocenzo, più che alcun altro de'suoi antecessori, avversava il congiungimento della corona imperiale e della siciliana sopra un solo capo. Se l'aquila grifagna avesse potuto porre un artiglio sulle Alpi e un altro sull'Etna, con un solo battito d' ali avrebbe soffocata la potenza temporale della sede romana. E però lo accorto pontefice nella contesa tra Filippo ed Ottone non aveva messo innanzi —come avrebbe dovuto fare un tutore che curi gl' interessi del pupillo — non aveva nò anche rammentati 1 diritti di Federigo, il quale era stato con tutte le forme legali eletto e riconosciuto re de' Romani. Ma adesso che Ottone era incontrastato signore dello scettro imperiale, Innocenzo intendeva di saggiare la condotta di lui verso la Chiesa; e perciò gli spregiati diritti del giovinetto Svevo acquistavano nuovo pregio, che poteva diventare inestimabile in un futuro conflitto tra il sacerdozio e lo impero. Innocenzo quindi, a guisa di barone che fra le tarme secolari dell' archivio di famiglia cerchi e trovi una scrittura e la spolveri per valersene contro un rivale, apparecchiavasi a vestire Federigo col manto e la corona imperiale appena ne fosse nato il bisogno, e mostrarlo ad atterrire o anche a schiacciare Ottone. Simulava, o almeno forte sospettava Ottone, come colui che prode uomo era, e studioso del proprio decoro, e però voleva,se non accrescere, tenere illesa la dignità di quel trono che gli costava tanto. Centocinquanta anni di storia lo ammonivano, e gl' insegnavano d'infinite cure esser mestieri per salvare lo Impero dalle inestricabili ambagi della politica sacerdotale. Sperava d'evitare ogni conflitto; ma conoscendo bene Innocenzo, studiava a premunirsi.
      In tal guisa entrambi aspettavano, l'uno vigilando sull'altro. Nondimeno Ottone, chiedente il pontefice, fu costretto a ripetere la già fatta confessione, firmando un atto nel quale obbligavasi a onorare la Chiesa e ubbidire al suo capo; non immischiarsi nella elezione de' vescovi, non occupare i beni


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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