Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      storia diCI comuni italiani.
      d'aderirvi, perocché vedeva il proprio utile nello starsi fida allo impero, Innocenzo la colpì dello interdetto, sperando che tanta pena avrebbe richiamata al senno una grande città che col superbo rifiuto era di scandalo e pessimo esempio agli altri comuni.1
      IV. La imperatrice Costanza aveva con insigne prudenza e vigore posto in assetto le cose del regno; quando si sentì soprapprendere da grave infermità. Temendo della sorte futura del figliuolo, bambino, spedì legati a Iesi, dove egli si stava affidato alla contessa di Spoleto, perchè lo conducessero sollecitamente in Sicilia. Appena giuntovi, Costanza ragunò un parlamento in Messina, e chiese ai prelati e ai baroni riconoscessero per loro re Federigo. Vinti gli ostacoli, che taluni di loro opponevano, il fanciullo fu condotto in Palermo per esservi incoronato. La provvida madre mandava intanto suoi nunzii a papa Innocenzo richiedendolo di confermare al regio fanciullo il materno reame siciliano. Ma lo accorto pontefice, volendo giovarsi della opportunità del tempo per raffermare in Sicilia la potenza della sede romana, coartata sempre dentro angustissimi confini che la rendevano pressoché nulla, in sulle prime ostinatamente negò d'assentire alle richieste della imperatrice. Poscia impose condizioni; e nel novembre di quel memorabile anno 1198 concesse la investitura, dettando egli stesso que' patti e facendo per mezzo d'un suo legato giurare Costanza d'osservarli in perpetuo. Così parvero con un solo tratto di penna annientati i privilegi che il vigoroso governo de' principi normanni aveva acquistati e mantenuti alla Sicilia, e che essendo diventati parte essenziale del diritto pubblico di quel regno, lo facevano considerare in tutto il mondo cristiano come lo stato più libero dagl' impacci dell' autorità papa-
      eisdem Cardinalibus tractatum ipsura , ad honorem et profectum Ecclesia com-modum et defensionem, taliter moderairiini, ut eum honeste pnssimus et ra-tionubiliter acceptare, ne, si forte secus egeritia, cum tempus tentationis ad-venerit, sine Sedis Apostolica patrocinio subsistere non possitis, et contingat novissima vestra fieri deteriora prioribus , et gladius vos devoret quern time-tis ». Questa importantissima lettera indusse molti, e in ispecie 1' infaticabile Ilurter , ad affermare che la istituzione della Lega Toscana fosse un pensiero d' Innocenzo , errore che non avrebbero commesso se avessero veduto 1' atto originale della Lega.
      1 Libro I, Epist. 55.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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