Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      signoreggiano i cuori di tutti, spuntano i dardi alla invidia, annientano i rivali, e procedendo senza ostacoli, si lasciano indietro una striscia luminosa, che abbaglia i tempi loro e si riflette nei futuri. Il popolo apriva il cuore a grandi e universali speranze; spenti, diceva, gli abusi clericali, domo l'orgoglio de' nobili, assicurati i diritti d'ogni cittadino, libera per sempre Roma da'profani, a tutti i redenti largita la protezione e la benevolenza del Vicario di Cristo. Nè il popolo ingan-navasi : solo non vedeva che Innocenzo riconducendo con un braccio la giustizia, avrebbe con l'altro svelti fino dalle radici gli ultimi rampolli della libertà romana. Innocenzo era l'uomo nato a grandi cose e inaudite, a ridurre al fatto lo idee che, concepite dal fiero Gregorio VII, i suoi deboli successori avevano fatte apparire più presto stravaganze romanzesche, speciosi delirii d'ambizione, frenesie da novatore, che savj desideri, o ben fondati proponimenti da gran principe.
      Innocenzo, non essendo ancora sacerdote, nè volendo infrangere l'antica consuetudine della Chiesa che conferiva gli ordini sacri solo nelle quattro tempora, differì la sua consacrazione; ma nel giorno stesso in che fu tra le festanti grida di tutta Roma condotto al palazzo di Laterano, senza darsi tempo a godere della ebbrezza di trovarsi spinto dalla sorte all' altissimo grado, quasi uomo che da lunga stagiono sia avvezzo a trovarvisi, pose mano all'opera, alla quale credevasi dalla Provvidenza singolarmente chiamato.
      I grandi riformatori, qualvolta vogliano riuscire a bene, è mestieri comincino dal porgere laudevole esempio di sè o di tutte le cose che stanno loro da presso. Innocenzo volse inforno lo sguardo e vide la curia romana essere abbomine-vole sentina dicorruzione. V' erano abusid'ogni specie, creduti tali ma mantenuti per mantenere lo infinito numero di ufficiali, che trafficavano disonestamente sulla schietta credulità de'cristiani di tutto il mondo, ponevano a ruba i beni della Chiesa, mercavano tuttodì, come dice il divino poeta, Dio e i suoi santi. Gregorio VII aveva fatto vigorosissimi sforzi a riformare ogni cosa; ma stette poco in Roma, non v'ebbe mai piena signoria, e costretto a salvare la navicella ridotta quasi a naufragio, non ebbe tempo di purgarla ed abbellirla. Col tuono


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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