Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DICI COMUNI ITALIANI.
      castello di Figline vi aderirono ad arbitrio di Firenze a cui erano quasi soggetti. Nel maggio la giurarono anche i Certaldesi.
      XXXII. Così tutta Toscana erasi costituita come un solo stato per virtù di questo atto federativo, che senza ledere minimamente diritti, privilegi e consuetudini di nessuna città, di nessun uomo, gli assoggettava tutti ad un tribunale supremo, tenuto, con pienezza d'arbitrio, a vigilare perchè fossero spente, senza guerra, le liti che per avventura insorgessero tra i membri della lega, o a proporre ed eseguire ogni provvedimento per tenere ben saldo il nesso federale. Stupendo ordinamento, bastevole per ciò solo a farci supporre pervenuti a maturità di vivere civile que'popoli, i quali d'altra parte col continuo dilacerarsi fra loro mostravano di non avere per anco scossa la ruggine della barbarie.
      Dal fermarsi di questa lega, che poscia assunse e nella storia serba tuttavia il nome di Guelfa, comincia la vita feconda e potente dei comuni della media Italia. Come i Lombardi eransi costituiti ed afforzati per la prima lotta tra la chiesa e lo impero, così i Toscani si costituirono, afforzaron-si, e con incredibile celerità crebbero mentre rinacque ed arse più ostinato e micidiale il conflitto tra i papi e gì' imperatori. Nè credasi che i comuni sì lombardi che toscani combattessero per la sola esaltazione della potestà imperiale o della pontificia; entrambe erano vessilli, intorno ai quali i popoli, o per meglio dire le fazioni, raccoglievansi nell'ora del pericolo per procedere ordinate alla lotta. Innanzi tutto volevano libertà e indipendenza di fatto, poco curavansi d'averla di nome; il sentimento del libero vivere era così vigoroso nel cuore delle genti, che amavano meglio durare in perpetuo turbolenze, e starsi ognora trepidanti della vita e delle sostanze, che piegare le cervici ad un giogo, il quale con la comune oppressura avrebbe loro incatenate le braccia e spossati gli animi. Condizione sociale che oggi riesce stranissima e quasi incredibile all'uomo politico, che specula intorno gli ordinamenti degli stati, godente degli agi del sibarita, scemo d'ogni alto sentimento, e prostrato schifosamente dinanzi all' altare del Dio dell' oro, eh' egli addita aj corrotto popolo come meta


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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