Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro quarto.
      cinque corsari, sbarcati ad Ai (Ione, vi si fermarono depredando, senza rispetto ad alcuna bandiera, le navi che vi passavano da presso. I legati pisani Albizzone d'Albizzone ed Enrico Parlascio intimarono loro, in nome del patrio comune, ad astenersi da que' ladronecci, ma i ladroni seguitarono a guastare i passanti sotto pretesto di combattere contro i Veneziani nemici di Pisa. Accaddero altri simili fatti d'altri predoni marittimi finché lo imperatore, che pare non avesse forze bastevoli ad impedirli, mandò un legato a Pisa chiedendo rifacimento dei danni passati, e rimedio a impedire i futuri.1 La città accolse con insigni onorificenze il nunzio imperiale, si mostrò ignara del misfare de' corsari, e promise d'efficacemente provvedere. Frattanto per le intestine turbolenze in quegli anni successe nella corte costantinopolitana, i Genovesi avevano ottenute nuove concessioni, e tramavano a danneggiare i Pisani, i quali stimarono necessario mandare nuovi ambasciatori a porre un rimedio a danni che potevano divenire esiziali al comune. *
      XXXI. Le crudeltà commesse da Enrico, non solo nel conquistato regno di Sicilia, ma in tutta l'Italia e in Germania, la perfidia sua verso i comuni amici od inimici, tranne la sola Pisa, erano presagi evidentissimi di mali futuri. Per lo che gì' Italiani apersero gli occhi a provvedere alla minacciata sicurezza delle libertà loro. Sebbene non rimettessero dalle mutue gelosie, e si astiassero in guisa da correre spesso alle armi, perchè pericolo comune non v' era, ed Enrico — al quale era già fallita in Alemagna la speranza di rendere ereditario ne' suoi discendenti Io impero — non aveva tentato con la solennità di forme giuridiche di riallacciare le pretese di governo assoluto sanzionato dal padre suo in Roncaglia, nondimeno i precipui comuni della lega, sollecitandoli la potente Milano, avevano ricostituita, o diremo meglio, rinvigorita la società loro, e tenevansi preparati ad ogni evento.
      In Toscana Pisa rimaneva sempre fida allo impero; Lucca e Siena barcamenavano; ma le altre città, fra le quali aveva
      1 La lettera imperiate è net Fiorentino Archivio delle Riformazioni.
      2 Le istruzioni date a questi ambasciatori furono da me riferite a pag. 428.
      30'


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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