Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO QUARTO.
      4-27
      Compiuta la conquista, i Genovesi chiesero la esecuzione de' patti. Ma il munificente principe non solo non volle concedere nulla, ma gli privò di tutte le franchigie delle quali godevano fino dal tempo del primo Ruggiero, tolse loro anche il privilegio di eleggere i consoli, e comandò sgombrassero da tutto il territorio del regno, minacciando che avrebbe appesi alle forche quanti de' loro concittadini in avvenire gli fossero caduti nelle mani. Allorché si partì per la Germania, seco recando sopra centosessanta somieri i peregrini tesori di cui aveva spogliata la Sicilia,1 e accompagnato da una torma d'illustri prigioni in catene, i Genovesi spedirono a Pavia lo arcivescovo e il potestà loro con un corteo de' più insigni cittadini perchè lo esortassero a compire le promesse con solenni diplomi loro già fatte. Egli diede ai messaggieri sdegnosamente sulla voce, ed aggiungendo alla perfidia lo scherno, accordò loro la licenza di conquistare il regno d' Aragona eh' egli avrebbe volentieri conceduto in feudo a Genova. Co-tal prezzo i forsennati ricevevano de' servigi prestati allo straniero da un comune italiano per ridurre in servitù una delle più belle provincie d'Italia t E tal sia sempre la sorte, de' fratricidi !
      Costanza, che l'anno precedente s'era partita di Germania, giunta a Jesi partorì un figlio che fu il tanto celebre Federigo II. Della qual cosa esultò grandemente l'animo dell'ebbro imperatore. Incontratasi col marito in Puglia, fu da lui mandata a governare la Sicilia. E di veroi miseri Siciliani si sentirono rinascere a vita più sopportabile sotto la mite dominazione della loro concittadina, la quale pose ogni studio a sanare le piaghe che in tutti i cuori aveva aperto il crudo marito. Ma ne' domimi della penisola la belva teutonica prepostavi a reggerli, che aveva nome Mosca-in-Cervello, secon-
      * « Portossi ancor seco tutto 1' oro e le gemme che potè raccoglierò avendo rapiti i tesori e il mobile della casa regale , consistente in vasi d'oro e d' argento purissimo, e panche e lettiere e tavole dell' istcsso metallo, e panni intessuti di porpora e d'oro, ragunati in molti anni dalla munificenza de'passati re; de'quali caricò centosessanta somieri con grave rammarico de'Siciliani , elle vedeano in eotal guisa eondur via le spoglie del soggiogato reame da geoti nemiche e rapaci nella lor terra straniera. » Giaunono, libro XIV. '
      Storia dei Comuni italiani, — 1,
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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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