Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      ¦i'òsSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      Bisanzio, li soldano d'Iconio collegato anch'egli di Saladino, mosse un esercito contro quello de'crociati; i quali, molestati e stanchi dal continuo combattere, privi di vettovaglie, arsi dalla sete, perderono un gran numero di combattenti. Nondimeno espugnarono Iconio, e varcati i monti della Cappadocia procedevano riconfortati per le terre dell' Armenia, allorquando, il di decimo di giugno 1190, Federigo, bagnandosi nel liuine Salef, o come altri vogliono, spintovisi dentro col cavallo, e dall'onde travolto, soccorso invano da'suoi, finì di vivere. Quali prodezze facessero i crociati, e inispecie le armate de' comuni marittimi e le colonie loro stabilite in Levante, in quali litigi si trovassero involti, quale fosse l'esito di eotosta famosissima crociata non è ufficio nostro raccontare.
      XXV. Affermano alcuni storici di gran senno ' che la morte di Federigo Barbarossa fu compianta non solo da' Tedeschi, ma da tutti gì' Italiani, contro i quali egli aveva per tanto tempo ostinatamente combattuto. E di vero, dopo clic gì' italici comuni ebbero conseguito lo loro libertà cittadine, dopo che l'ebbero viste confermate giuridicamente nel più solenne trattato di pace che un grande imperatore avesse mai fatto co'proprii sudditi, disparvero i vizi e le colpe del tiranno, e rifulsero in tutto il loro splendore le virtù del guerriero malfortunato , che aveva tentato di appresentarsi al tribunale dello Eterno, adorno la gloriosa canizie della corona del martirio. Rifulsero anche maggiormente le virtù sue dopo che i popoli poterono raffrontarle coi turpi, feroci e sleali portamenti del suo successore.
      XXVI. Allorché giunse la nuova della morte di Federigo, Enrico VI trovavasi in Alemagna. Da cinque anni già portava la corona italica e la germanica: e però senza impacci di rivali che glie le contrastassero, venne riconosciuto capo dello impero. Parecchi mesi avanti era mancato di vita Guglielmo II di Sicilia; ed Enrico che si teneva sicura la successione di quel regno, so la vide inaspettatamente strappare di mano da un principe egregio, e quel che più importa, sostenuto dai potenti baroni. Gualtiero arcivescovo di Palermo, fattore del
      1 In spcciu il Sismouili, cnp. XII.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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