Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libiio quarto.
      -iilnopolitani. Chi può oggi ne rida ; ma ove beile consideri quei tempi, intenderà che i principi a dirlo e i popoli a crederlo erano savi. L'unificazione de'due imperi consideravasi non quale aggregazione forzata, ma naturale ricongiungimento di membra, lacere temporaneamente per la vicenda della fortuna, e destinate da Dio a ricostituirsi in un corpo solo, nello antico, venerando, e non perituro, o come allora credevasi, fatale impero romano. Al quale fine tendevano, più che altro, gli sforzi del clero, che mentre ingegnavasi di dividere le genti per signoreggiarle con sicurtà ed agevolezza maggiori, non restava di predicare e volere con ogni mezzo la congiunzione o, dirò meglio, la incorporazione della chiesa orientale nella occidentale.
      E quando anche Federigo avesse, ne' lucidi intervalli di senno clic gli erano concossi dalla frenesia dell' ambizione, reputato sogno la conquista del greco impero, lo acquisto del reame normanno gli avrebbe recato un più eerto e immediato vantaggio. Benché i papi provocassero l'ira de' Normanni ogni qual volta ponevano innanzi le vecchie pretese di sovranità feudale verso quel regno; benché spesso papi e Normanni si sfidassero duellando di scomuniche e d'armi, la corte di Roma gli aveva sempre reputati validissimi alleati. Vero è che mentre sorgeva la nuova monarchia siciliana, i pontefici eransi appigliati al partito di appoggiarsi alle spalle de' popoli; ma era sostegno pieno d'infiniti e mortali pericoli, era impero e ad un' ora servaggio. Il papa, appena sfrenate contro i propri rivali le ire popolari, mentre pareva dominare le moltitudini e governarne i moti, era trascinato dall' impeto sì che correva rischio divedere in un attimo distrutta la propria potenza. Più dunque della fede, della devozione, dello entusiasmo de' popoli, il pontefice considerava sicuro ed efficace sostegno la potenza normanna. La politica quindi della corte papale consisteva nel tenersi benevoli i principi siciliani, nel dissipare sollecitamente le nubi che per avventura turbassero il sereno della concordia, e nello alimentare perpetua nimistà tra gl' imperatori di Germania e i re di Sicilia. Il re siciliano dal canto suo ne ricavava utilità non poca, imperciocché qualunque sforzo avesse il germanico voluto fare a'suoi


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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