Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      ito STOMA DEI COilUSI 1TAL1AM.
      conseguendo lo affetto de' popoli, di succedere senza contrasto al genitore nelle corono d'Italia e di Germania.
      Un' anima della tempra di quella di Federigo non può mai cadere nella inerzia e lungo tempo rimanervi, avvegnaché per essa 1' operare sia bisogno, o più propriamente istinto invincibile, che ove per lunga abitudine si mantenga desto, diventa principio di vita morale. E però quando lo imperatore ritornò da principe pacifico in Italia, intento a raffermare la pubblica concordia, sentiva ad uno ad uno rinascere in petto gli antichi desiderii di estenderei confini dello impero. Ei pensava che finché non avesse aggregato alla corona itàlica il reame normanno, lo impero sarebbe rimasto a immagine d'edificio incompiuto. E bene pensava. La potenza normanna che aveva corso presentissimo pericolo d'essere distrutta, mentre il malvagio Guglielmo I aggravava, insopportabilmente peso, sui popoli il giogo della tirannide governando con la feroce politica del serraglio di Palermo, riacquistò il pristino splendore sotto Guglielmo II, che i Siciliani, in contrapposto del padre, chiamavano il Buono. Vasto era il territorio del reame, estesi i dominii sulle coste d'Affrica e in Grecia, ricco il paese, potenti i baroni, numerosa la flotta. Per la congiunzione dunque del regno allo impero, un'azione simultanea di tutte le forze de' due stati, fino allora non solo divisi ma in perenne conflitto, un'azione, dico, bene congegnata, c a un tempo opportunamente sostenuta dal regno latino in Terra Santa, avrebbe potuto senza lunghi e gravi sacrifici! condurre al conquisto del trono bizantino, diventato già misera preda a "sili e perfidi usurpatori, che più d'ogni altro umano o divino flagello erano cagione a corrompere ed immiserire quella degenere nozione. Disegno stupendo che avrebbe inebriata la fervente fantasia del magno Alessandro, il più fortunato e stravagante fra i principi sognatori; pensiero, o so vorrà anche dirsi, chimera sublime, che al cuore irrequieto del guerriero germanico, domato dallo eroico impeto de' popoli volenti libertà, era fonte inesausta di nuove illusioni e d'ineffabili diletti. Oltreché Federigo, mostrando voglie di conquista verso lo impero orientalo, faceva con assai più forte ragione ciò che, da Carlo Magno in poi, avevano tentato gli Augusti costanti-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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