Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO QUARTO. 4-27
     
      scelti da lui, che in caso d'assenza, d'infermità o di morte, facessero le sue veci; riceverebbe l'onorario di mille e trecento lire di genovine a patto di pagare salarii, pigioni, e spese di viaggio; nelle spedizioni di mare gli verrebbero date due lire per giorno di paga straordinaria, e quattro in quelle di terra, rimanendo a discrezione del Consiglio il determinare il danaro da darglisi qualvolta il bisogno dello stato richiedesse di mandarlo come ambasciatore; trascorso l'anno del suo ufficio, si partirebbe tosto da Genova accompagnato dallo genti che avesse seco condotte. Cotesti patti venivano posti in iscritto con tutte le forme d'un atto solenne.1
      XIV. Dopo d'aver data una idea de' tre comuni marittimi, volgiamo l'occhio alla Lombardia per osservarvi in qual modo reggevansi le Vittà della Lega poscia che fu conclusa la pace. Non ostante la vigilanza de'rettori, e i rinnovati giuramenti di mantenere ferma la comune alleanza, i popoli come videro non solo passato il grande e lungo pericolo di perdere le libertà cittadine, ma sentirono la ebbrezza della vittoria, tornarono a dilacerarsi con non minore ferocia di prima. Destava i vecchi rancori, tra comune e comune, tra fazione e fazione, lo straniero, ora simulando amicizia, ora minacciando, ora profondendo privilegi, appigliandosi ad ogni mezzo che gli fosse sembrato opportuno ed efficace a disgregare quella gloriosa società di popoli, e ad estinguere nelle menti loro la idea che avevano della Italia. La quale idea, se fino allora era stata debole e vaga, a guisa di sentimento meglio tradizionale che vivo ed efficace, poteva afforzarsi ed esplicarsi talmente da creare la vera nazione.
      Federigo Barbarossa che aveva distrutto inumanamente Milano, che le aveva mosso guerra per venti anni, non poteva un odio sì lungo volgere in amore, e subitamente dimenticare la vergogna di Legnano: eppure poco dopo la pace si mostrò tenerissimo dei suoi fedelissimi Milanesi, si condusse fra loro, si fece festeggiare, concesse nuove franchigie; da ambe le parti espansioni d'affetto, da ambe le parti sembianza di fiducia ; ma non perciò lo astuto principe restava dal su-
      1 Serra, Storia dell'antica Liguria e di Genova, lib. Iti , cap. 8.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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