Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO QUARTO.
      4-27
      più potenti cittadini di Venezia non avevano nè possedimenti nè giurisdizione feudale. Se vi era nobiltà, derivava dall'onore di avere servito la patria. Nondimeno il popolo, come fu sempre sua costumanza, tributava tanta riverenza a coteste famiglie, che in esse cercava gli uomini che volesse proporre ai più alti ufficii del governo. Così a poco a poco queste potenti famiglie giunsero a fare monopolio del reggimento della cosa pubblica, e per fino alcune di esse, come altrove notammo, tentarono di rendere ereditario il principato elettivo. Ma fallito il disegno ad alcuni dogi, e principalmente aiCandiani ed agli Orseoli, di stabilire il dispotismo in Venezia, tutti gli sforzi de' governanti che succedettero, erano stati diretti a far predominare gli ottimati. Ma 1' aristocrazia non s'era potuta allogare sopra solide e durevoli fondamenta, perocché essa non è come il principato o la oligarchia che si sostiene con la forza, ma essendo numerosa, essendo un altro popolo dentro il popolo, per prevalere ha mestieri di sforzi vigorosi che infrenino la plebe sua naturale nemica, e di sforzi anche maggiori e perenni che impediscano il formarsi dell' oligarchia. Un vero governo aristocratico quindi richiedo un ordinamento diffìcile a immaginarsi e difficilissimo a mantenersi. Forse nel mondo antico e nel moderno non fu mai aristocrazia che tanto prosperasse e durasse quanto la veneta ; ma certo nel mondo non fu mai alcuno stato in cui la vicendevole vigilanza degli alti ufficiali, siccome vedremo in progresso, sia stata egualmente rigida e inesorabile.
      Il primo freno imposto alla illimitata autorità del doge, cento sessanta anni innanzi, sotto Domenico Flabanico, era stato la creazione di due consiglieri assessori che insieme con lui esercitavano il potere esecutivo. I governanti provvisori del 1172 non potevano non accorgersi che due soli individui erano pochi, sì per sostenere la responsabilità — se pure eravi a quei tempi la idea di vera responsabilità legale — di tutti gli atti governativi, e sì perchè non rappresentavano compitamente tutti i sestieri della città. E siccome in cosiffatta riforma precipuo scopo era quello di riordinare il reggimento in modo che le partizioni della città fossero rappresentate, ai due predetti consiglieri ne aggiunsero altri quattro, i quali composi»™ dei Cornimi italiani. — I. 51


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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