Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO QUARTO.
      4-27
      il dogo con ogni argomento sforzavasi di render conto della propria condotta, il pugnale d'un assassino lo trafisse.
      VII. Dallo assassinio di Vitale fino alla elezione del nuovo doge corsero circa sei mesi. In tale intervallo il timone dello stato rimase nelle mani di quei consiglieri che solevano amministrare la giustizia. A costoro forse si congiunsero alcuni di quegli ottimati o savi cittadini, che il doge invitava quando volava deliberare nelle gravi bisogne dello stato, e che dice-vansi Pregadi. Questo che con vocabolo moderno si direbbe governo provvisorio, ebbe tempo bastevole ad iniziare e pressoché consolidare la lungamente desiderata riforma infrenando il popolo e ponendo confini più certi ed insormontabili al dispotico potere del principe della repubblica. Propose dunque e fece adottare innanzi tutto una nuova forma d' elezione. Provvide che venissero nominati dodici elettori — due per ciascun sestiere della città — i quali elessero un Consiglio di quattrocento ottanta individui, 1 perchè tenesse luogo della adunanza del popolo, ed esercitasse l'intero potere legislativo, altro non rimanendo al doge che il diritto di proporre le leggi e la nomina de' pubblici ufficiali che potevano essere o approvati o respinti dal Consiglio.2
      Questa nuova forma d'elezione soddisfece e durò finche gli abusi che necessariamente ingenerava fecero nascere il bisogno di correggerla. I primi dodici elettori furono scelti dalla assemblea del popolo, il quale si lasciò togliere il maggiore anzi l'unico de' suoi diritti a patto d' essere convocato nelle solennissime occasioni, come erano il decretare la guerra o la pace, approvare la elezione del doge, assentire gli straordinari balzelli. Ma nella prima annua rinnovazione del Consiglio, i consiglieri uscenti d'ufficio sceglievano i dodici elettori dei quattrocento ottanta consiglieri futuri, distribuendo la
      1 Intorno al numero di questi annui consiglieri gli storici discordano ; taluni anche vogliono che variasse in ciascuna elezione \ ma generalmente era un numero medio fra i quattrocento cinquanta e i quattrocento ottanta. Vedi Sandi, Prineipii di Storia Civile della Repubblica di Venezia, Parte I, voi. Il, pag.401 , Venezia 1755.
      2 Qualvolta il Consiglio respingeva gl'individui dal doge proposti agli uffici!, questi no presentava di nuovi, e ripeteva le proposte finché il Consiglio desse la sua approvazione.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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