Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      362 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      del pontefice; ma Federigo dicendo che quel Castello, essendo in Romagna, allora soggetta all'impero, gli spettava per diritto, non volle aspettare risposta da Roma ed intimò la guerra; e i legali pontifici non volendo fargli resistenza, gliene lasciarono tranquillo il possesso. Federigo poscia traversando le città della Toscana a lui fide, se ne andò a Genova, dove congiuntosi con la moglie e col figlio Enrico, scortato dalle milizie del duca di Zaringa — che degli Italiani non si fidava — ripassò il Moncenisio, e dalla Rorgogna, dove prese la corona, si ridusse in Germania a sfogare la repressa sua rabbia contro Arrigo il Leone capo di casa Guelfa, che aveva ricusato di seguirlo in Italia nelf ultima guerra contro il papa e i Lombardi.
      Tuttoché in Italia parecchi comuni — siccome fu detto — si mostrassero proclivi a trattare segretamente con Federigo, nulladiineno rimanevano diciassette de' più potenti, sempre fedeli alla lega giurata; e i rettori di quella ingegnavansi con ogni studio e cautela a mantenerla saldissima. I cittadini erano sommamente gelosi, e invigilavano le azioni de' rettori non solo, ma dei consoli, e degli uomini notevoli; e Treviso ne aveva porto severissimo esempio, allorché prese le armi contro alcuni suoi gentiluomini che avevano avuti segreti colloqui con l'imperatore, e fatto un secreto trattato, e non calmossi fino a che non vide i colpevoli giustamente puniti.
      Inoltre le stesse città che seguivano la parte imperiale, se erano corrive a guerreggiare fra loro por lievissime cagioni, abborrivano dal partecipare ad una lotta fra gì' Italiani e lo impero, oramai troppo esperte dei mali con che lo straniero, o amico o nemico, aggravava la patria comune. Il Barbarossa adunque sopra gli alleati italiani poteva poco appoggiarsi, nè pare che in Germania potesse disporre le cose in modo da ricominciare la guerra. Non perciò sapeva piegare 1' animo a dare la promessa pace ai Lombardi; ed appressavasi il termine della tregua allorché ei rinnovò il trattato per innanzi concluso coi Tortonesi, e a pessimo incitamento alla diserzione fu loro larghissimo di concessioni. Prometteva di riscuotere da loro, in debita proporzione del numero degli abitanti, balzelli uguali a quei che riscuoteva dai Pavesi, di pacificare Tortona


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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