Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      Guglielmo e coi deputati dei comuni andò a smontare alla piazza di San Marco, c deputò alcuni suoi cardinali a sciogliere dalla scomunica il Barbarossa e i prelati imperiali, i quali rinnegarono i tre antipapi. Coperto degli abiti pontificali fra mezzo a suoi prelati aspettava dinanzi alla porta di San Marco lo imperatore che vi giunse condotto dal doge e dal patriarca ed accompagnato da numeroso corteo di clero e di popolo. Appena visto il pontefice, si sciolse il manto, e prostrossi a terra baciandogli i piedi. Alessandro, sollevatolo, baciollo in bocca e lo benedisse. I Tedeschi intuonarono l'inno ambrosiano; e lo imperatore, presala mano del papa, lo condusse fino al coro, e terminati i divini uffici, fu di nuovo benedetto ed andò al palazzo ducale dove gii avevano apparecchiato lo alloggio.
      Il giorno dopo,in che ricorreva la festività dell'apostolo San Jacopo, il Barbarossa per impeto di repentina divozione, pregò il pontefice perchè cantasse messa solenne in San Marco. Dopo di che nel rimontare sulla chinea, Federigo gli tenne la staffa, ed afferrò la briglia per condurlo ossequiosamente, come i suoi ortodossi predecessori avevano fatto agli altri pontefici. Ma perchè la via era lunga, Alessandro noi concesse; l'atto d'umiliazione bastava; il trono si era abbassato allo altare, il papa trionfava del più feroce e scaltro e terribile imperatore germanico.
      Nel trattato concluso in Venezia fu stabilito : pace con la Chiesa, tregua di quindici anni col Be siciliano, di sei coi Comuni lombardi. Durante la tregua Federigo o il suo successore all' impero non potesse far processi per le offese fattegli nel tempo della guerra; i membri della lega non fossero molestati nel possesso de'loro beni quando anche non ne avessero ottenuta la investitura e non avessero prestato i servigi feudali — e questo vollero assicurato, intercedente il papa, con separata scrittura 1 — gli stessi vantaggi fruissero i fedeli
      * u Nos Fredericus Dei gratis Romanorum Imperator semper augustus. Pro intervento venerabili:: patris nostri domini Alexandri Capae et Iratrum suorum eardinalium, promittimus tam Lombardis qnam Marcbianis et illis de Romania , et reliquis de Societate ipsorum , vassallis nostris , at iis qui de-bent esse vassalli nostri, quod prò fìdelitate nobis non praestita , ve] servitio non exliibito , aut de investitura non petitii, quamdiu Treugae duraverint, nullum de Soe etate ipsorum post Treugam judicabimus, nec judicari facie-inus, nee propter hoc cuilibet de societate feudum auferemus. n


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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