Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO TE11ZO.
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      di cui nessuno poteva equamente privarli, le cose medesimo che avevano formulate nella petizione da noi- riferita. 1 Lo imperatore insisteva intorno al mandare ad esecuzione l'editto di Roncaglia. I Comuni per togliere ogni ostacolo allo accordo, diehiaravansi satisfatti di starsi al trattato di pace composto dai consoli di Cremona, che siccome abbiamo veduto, erano stati eletti a soprarbitri da Federigo. Ma nè anche in questo le parti furono concordi, e si rimessero alla sentenza del papa.
      Durissima oltremodo era per Alessandro la condizione di arbitro. Da un canto era tenuto — e lo aveva solennemente ridetto nel duomo di Ferrara — a difendere i diritti de'Lom-bardi; dall'altro voleva umiliata la dignità imperiale alla autorità pontificia, ma non abbassata sotto il pieno trionfo de'popoli, i quali sarebbero sicuramente tornati a guerreggiare; e se ciò fosse successo, a quale partito si sarebbe egli attenuto nel nuovo arruffio delle cose lombarde? Accettò dunque la pace per sè, e propose una tregua di quindici anni tra il re di Sicilia e l'imperatore, e di sei tra questo e i Lombardi.
      Non nego nò affermo se Alessandro conoscesse i non pochi pericoli che si nascondevano nella sua inconsiderata proposta; poiché concedere tanti anni di tempo alle discordie italiane, che in sei mesi erano già principiate a riaccendersi, ed alla sterminala ed indomabile ambizione di un principe umiliato e guerriero, non era apparecchio di via alla pace. Certo, allorquando gì' Italiani la ottennero, Alessandro da due anni giaceva cenere ed ossa dentro il sepolcro, dal quale non poteva inalzare un braccio a minacciare Federigo, ed ove avesse con principesco costume, violata la fede, fulminarlo dell' anatema.
      L1II. L'imperatore, udita la proposta del papa, sdegnossi rimproverando severamente i suoi ministri d'avere provveduto più all' onore ed alla utilità d'Alessandro che alla dignità dello impero: e comandò loro ritornassero a Venezia e riportassero: lui essere pronto a dare la pace alla chiesa, ma ricusarla al re di Sicilia e ai Lombardi. Così parlava col labbro, ma in cuore esultava d'infinita gioja come colui che, aspet-
      1 A pag 536.
      SO'


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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