Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      agognavano a quietare. Il tirare in lungo — che, sia detto così di volo, ha sempre salvato dal precipizio lo impero germanico. 1 — quanto aveva giovato Federigo, tanto aveva danneggiati i popoli; intorno ai quali era nuovamente distesa una rete, che alla più lieve imprudenza poteva implicarli e stringerli fatalmente. Innanzi tutto adunque era mestieri non rendere impossibili con nuovi sospetti le pratiche di pace. I rettori della lega proponevano Bologna o Piacenza, o Padova o Ferrara, come quelle che erano amiche. Per la medesima ragione gl'imperiali proponevano Pavia o Ravenna. In fine, dopo lunghissimo e molesto discutere concordarono di scegliere Venezia, la quale, ancorché non si fosse mai formalmente staccata dalla lega, dopo lo assedio d'Ancona era meno sospetta ai Tedeschi, e in certo modo poteva considerarsi come neutrale. Venezia adunque fu scelta per luogo del congresso a patto che il doge e il popolo veneto giurassero di non permettere allo imperatore l'ingresso in città se non dopo d'essersi stanziata la pace.
      LII. Stabilita Venezia come luogo del congresso, il papa vi ritornò; lo seguirono i deputati della lega, e quelli di Federigo. Questi era rappresentato da'vescovi di Treveri, di Magonza, di Magdeburgo, di Colonia, di Vormazia, da Goffredo di Heffenstein suo cancelliere, e da Hortusino protonotaro. Erano legati del pontefice Ubaldo vescovo d'Ostia, Manfredi di Palestrina, Guglielmo di Porto, Giovanni di Santa Anastasia, Teodevino di San Vitale, Giovanni di Santa Susanna, e Giacinto di Santa Maria in Cosmedin. Rappresentavano Guglielmo di Sicilia, il conte d'Andria e l'arcivescovo di Salerno. Erano deputati della lega i vescovi Gualla di Bergamo, Anselmo di Como, Milone di Torino, Guglielmo d'Asti, Gherardo da Pesta giureconsulto milanese, Gezano da Verona, e Alberto da Gambara bresciano. Aperto il congresso, si produssero le pretese, dal papa non già o del re di Sicilia, poiehò i patti di pace erano stati stabiliti ed accettati in Anagni, ma dello imperatore e de'confederati. Questi chiedevano le cose medesime che avevano chieste sempre come diritti e consuetudini
      1 Quand'alleile non ne avesse numerosi esempi la storia, da Carlo V in poi j basterebbero i recentissimi avvenimenti a convincerci.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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Federigo Bologna Piacenza Padova Ferrara Pavia Ravenna Venezia Ancona Tedeschi Venezia Federigo Treveri Magonza Magdeburgo Colonia Vormazia Goffredo Heffenstein Hortusino Ubaldo Ostia Manfredi Palestrina Guglielmo Porto Giovanni Santa Anastasia Teodevino San Vitale Giovanni Santa Susanna Giacinto Santa Maria Cosmedin Guglielmo Sicilia Andria Salerno Gualla Bergamo Anselmo Como Milone Torino Guglielmo Asti Gherardo Pesta Gezano Verona Alberto Gambara Sicilia Anagni Carlo V Innanzi Venezia