Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

Pagina (347/593)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      udrò terzo.
      siccome i più pensano ai dì nostri, clic gli oratori di Federigo e il papa, vedendo la necessità di serbare 1' apparenza, concordassero in tutto, ma simulassero ostacoli che non esistevano, onde più agevolmente cogliere nella rete i Lombardi,1 i quali nella ebbrezza della vittoria non avrebbero patito il papale abbandono fatto in modo repentino; ed ove avessero riaccesa la guerra, le cose dello impero si sarebbero di nuovo arruffate senza che quelle della chiesa si fossero potute distrigare. E a che, la discordia tra lo augusto di Germania e il successore di Pietro ? Chi ci avrebbe guadagnato ? I soli popoli; e se questi si fossero striati in vera alleanza, voglio dire se la lega temporanea fosse diventata vera federazione politica, il dominio alemanno e il potere temporale della chiesa avrebbero avuto fine per sempre in Italia.
      L. Gli oratori si partirono da Anagni oltremodo satisfatti dell' esito della loro missione. Servì questo primo ed importantissimo passo, andato così bene, a rinfrancare l'animo di Federigo, il quale senza indugio veruno cominciò un armeggìo politico, un giuoco di fraudi e d'inganni, perché il pontefice venendo trovasse il terreno convenevolmente apparecchiato. È, e sarà sempre — se pure l'arcana provvidenza non rimuterà i principi fondamentali del vivere socievole — ma più che mai a quei tempi era in seno alle città una razza di uomini preeminenti per diritto di nascita, i quali forzati dai popoli a giurare il comune, non portavano amore sincero, qualora non le abborrissero, alle libertà pubbliche. Nemici naturali della democrazia, erano alleati perpetui del principe; lo sostenevano perchè li sosteneva, quantunque mal si apporrebbe chi paragonasse i signori feudali di quei giorni cogli odierni cortigiani, che indossando la livrea del padrone sovrano, credono di coprire agli occhi abbarbagliati del volgo 1' abiettezza dell' anima, la quale inevitabilmente corrompesi respirando l'aere pestifero della corte. Ma nondimeno perché fino dai giorni d'Adamo il parere è valso più dell' essere, la insana plebe, invidiando ognora e detestando i grandi, gli
      1 Imperator direiit ntincios act papam Alexandrum , et clam pactus est cimi eo. Et staluerunt colloquium apud Venetiam, publice siiuulantes se velie compouere intcr Longobardo» et imperatomi!.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

Pagina (347/593)






Federigo Lombardi Germania Pietro Italia Anagni Federigo Adamo Alexandrum Venetiam Longobardo