Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO TE11ZO.
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      scovo vengono rinculate al di là delle macchine; gli Anconitani vi gittano intorno fratte con peci e resine, ma niuno ardisce appressarsi ed appiccarvi il fuoco per timore degli arcieri che dalla cima di quelle torri lanciano sassi e dardi. Stannosi in dubbio, tremano tutti, allorché si fa innanzi una vedova, di nome Stamura, e audacemente con ambo le mani dà di piglio alle fratte e le accatasta sotto le macchine, poi ratta come un lampo accende una fiaccola e vi dà fuoco, e tanto si rimase esposta, fra lo sbalordimento de'guerrieri, ai sassi e alle saette che grandinavano dall' alto, che non si scostò se non vide le fiamme bene apprese e da non potersi più estinguere. Molti furono gli uccisi da ambo le parti ; ma agli imperiali oltre il detrimento toccò l'ignominia di cedere; gli Anconitani con la non isperata vittoria confortaronsi del danno ; e trasportando nella città tutti i cavalli uccisi poterono sfamarsi, e posare da' sovrumani travagli.
      XL. È debito dello storico riferire gli egregi fatti di carità cittadina ad erudimento de' posteri non solo, bensì a dimostrare come nella universale malvagità della umana natura si manifestino di quando in quando certi lampi di bene da porre la speranza ne' cuori di coloro che per lunga meditazione delle cose socievoli pensano l'umanità essere irrimediabilmente trista, e nello sconforto dell' anime loro scongiurano la provvidenza che la disfaccia, a fine di rifarla migliore. Un certo Giovanni, sacerdote anconitano, dopo il fatto d'armi poco fa raccontato, andava seco medesimo pensando qual cosa potesse egli fare che fosse di onore e utile alla città sua, e di vergogna e detrimento agli inimici. Concepì quindi un audacissimo disogno. Recatosi in porto, depone le vesti,1 e slancia la sua nerboruta persona su per le acque. Aveva in mano uno strumento di ferro tagliente a foggia di scure. Il vento soffia impetuoso; ma egli vince l'impeto delle onde tempestose, giungo fino al galeone veneto e tenta di tagliare il grosso canapo che lo sosteneva. I marinari cominciano a tempestarlo con sassi e con frecce e con legni ; ed egli, ora spa-
      1 Porcile non si scandalizzino i lettori clie un prete osasse mostrarsi ignudo ai numerosi astanti, Buoncompagno avverte che si lasciò addosso lo sole brache • in solis Feinoralibus remansit. nStoria dei Comuni italiani. — 1.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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