Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      no, e per la gratitudine onde erano vincolati al Tedesco. I Cremonesi mandarono oratori a' consoli di Lodi, perché esponessero loro il fine e le forze della Lega Lombarda ; persuadessero l'opera non avere nulla di riprovevole ; essere anzi santissima, come quella che era stata intrapresa da quasi tutta Lombardia per rivendicare i rapiti diritti, e serbando intatta la fede allo imperatore, liberarsi dalla tirannia dell' imperiali ministri; gli pregassero infine di volere aderire alla lega, e non macchiarsi d'infamia agli occhi dei'futuri, che avrebbero incolpata Lodi di non avere voluto cooperare alla emancipazione della patria comune. I Lodigiani risposero che essendo la loro nuova città sorta per la benignità di Federigo, si coprirebbero d'infamia e vergogna, se osassero fare il minimo pensiero di ribellarsi al loro benefattore. Risposta equa e generosa secondo gì' insegnamenti della inorale astratta, ma iniqua e stolta secondo quelli della politica. Lodi, oltre ad essere parte d'Italia, e quindi tenuta a sacrificare il bene proprio individuale al bene comune, non poteva per la sua positura lasciarsi pronta a sussidiare il Tedesco, e però andava con ogni argomento o resa amica, o come inimica, domata e ridotta impotente. Le città della lega, vedendola ferma nel rifiuto, le intimarono guerra, le guastarono i campi, la chiusero d' assedio fino a che la costrinsero a rendersi per fame, e ad entrare nella federazione, salva la fede debita allo imperatore. Quelle le giurarono schietta amicizia, le promisero aiuti qualvolta si fosse trovata esposta agli assalti dell'inimico, e le riconobbero tutti i diritti di libero comune.
      Dopo l'aggregazione di Lodi alla Lega Lombarda i Milanesi e i Bergamaschi andarono a Trezzo, dove il Barbarossa teneva un grosso tesoro facendolo guardare da un presidio di militi alemanni e lombardi comandati da Ruino. Non lo potendo espugnare assaltandolo perché era cinto di fortissime mura, lo presero per fame, lasciando liberi i Terrazzani e facendo prigioni i Tedeschi, lo distrussero fino dalle fondamenta, e recarono il tesoro a Milano.
      Le faccende adunque della lega accennavano ad un prospero avvenire, gli animi sempre più s'infiammavano, un sentimento di libertà, non mai prima sperimentato, ferveva


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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