Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      251 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      patibile con le costumanze feudali, una monarchia assoluta con the Federigo Barbarossa anticipava il famoso assioma1 di un suo futuro confratello, cominciarono anch'essi a sentire le spine della servitù, e tremavano per lo avvenire, avvegnaché i nobili, lìberi signori nelle loro castella, non fossero per anche ridotti ad essere veri addobbi di corte, arnesi appariscenti nel corpo ma vili nell' anima. Dall' altra parte i Milanesi che s'erano ricoverati nelle varie città lombarde, ramingavano di terra in terra dicendo la storia delle loro sciagure. Narravano lo eccidio della città loro, i padri spenti, i figli scannati, le spose vituperate, gli edifici arsi, le chiese profanate, le sacre reliquie empiamente calpeste; cose tutte che non era mestieri ridire, ma raccontate da quegli infelici, da prospero stato crudelmente travolti in fondo ad ogni miseria, trovavano commiserazione ne'cuori stessi de' loro vecchi nemici, i quali sotto 1' oppressura della comune tirannide, nel fato de' Milanesi miravano, come in limpido specchio, le proprie sorti future. In que' tempi ferventi di vita e di forza le passioni umane infiammandosi velocissime, qualvolta non trascorrevano fino alla insania, erano mirabilmente efficaci e davano animo e perseveranza alle opere più ardue : non esisteva l'odierno egoismo che per coprire la propria turpe nudità ha trovato il vocabolo filantropia, che ove non ha un significato rovescio — conforme segue il più delle volte nella ipocrisia de'nostri costumi — l'ha vago, e riesce sempre privo di benefici effetti. E perciò il cordoglio che quegl' illustri sventurati andavano trasfondendo nel cuore altrui, creava quel sentimento universale, o come oggi direbbesi, quello stato di pubblica opinione che equivale ad una congiura di popolo, e quasi dentro vi soffi un Dio, scoppia repentino e con impeto tanto da rompere lo scettro più poderoso come una fragile canna. I Lombardi, gl' Italiani dalle Alpi fino alle venete lagune e ai lidi di Romagna, congiuravano a liberarsi dalla dominazione straniera. E il cielo che dianzi pareva averli reietti, adesso volgevasi loro singolarmente benigno. Papa Vittore era morto in Lucca, impenitente, dicono alcuni, pacificato a Dio, affermano altri, tanto che il suo cadavere operava molti mi-
      1 a L'Èlat c'est moi ' » parole ili Luigi XIV re di Francia.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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