Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO TEìtZO.
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      care in tutti i luoghi marittimi, anche ne'possedimenti veneti, come era specioso e stravagante il tjono che loro faceva di Siracusa e non so quante terre ' nella valle di Noto, ed ai mercatanti genovesi stabiliti nelle varie città di queir isola una chiesa, un bagno, un fondaco ed un forno:2 non ti pare che lo augusto guerriero imiti la generosità del ladro il quale si mostri prodigo della roba altrui prima di compire il furto, e senza la certezza del successo 1
      Se non che veramente egli pensava al conquisto del reame normanno, e acciecato dai suoi trionfi in Lombardia, malo considerava quanta e quale fosse la potenza di quello, contro cui non poteva nulla tentarsi senza ingenti forze navali : e i Genovesi che forse non facevano pensiero di mancargli di fede trovaronsi improvvisamente in guerra co' Pisani. E la cagione fu questa. La rivalità commerciale di questi due popoli che avevano colonie e fattorie in quasi tutte le città marittime del mediterraneo, li faceva spesso trascorrere ad aperte ostilità. Neil' anno 11G2 trecento Genovesi in Costantinopoli furono aggrediti in una fattoria da maggior numero di Pisani, e furono costretti a eedere lasciandosi rapire trentamila perperi : nè sembra che il governo greco intervenisse a chetare la lotta, nella quale fu morto uno de' Ruffi, famiglia cospicua e potente in Genova. Come costoro ne ebbero la nuova, armarono parecchie galere per andare contro Pisa, senza il consentimento de'consoli, i quali non potendo rimuoverli dal bellicoso disegno, ottennero che mandassero, secondo il giure delle genti, una dichiarazione di guerra. La quale dichiarazione formalmente fatta, la guerra privata diventò, in certo modo, nazionale. Delle navi genovesi, poco tempo dopo, parte aggredì il porto pisano, parte andò in Corsica e in Sardegna, parte a l'ortovenere, assaltando, predando, e guastando tutte le navi di Pisa, e ammazzando barbaramente gli uomini. I Pisani uscirono anch' essi in mare e ripagarono del modo medesimo
      1 II Sismondi dice duecento cinquanta feudi; il diploma ha dugenlat quinquaginta caballariat lerrae.
      * «.....et multa alia concedendo per privilegium aureo sigillo signa-
      tum in perpetuum signavit et confirmavit i>. Cal't'arus, Annales Genuens. nel T. VI. Rer. llal. Script. Il diploma è quello di cui si parla nella nota precedente.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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