Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      2ÓGSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      da cui pendeva un pallio con l'immagine del santo protettore di Milano. Sedeva Federigo sopra un trono splendidamente addobbato fra numeroso stuolo di principi e di baroni tjitti in armi. Come il carroccio giunse innanzi a lui, per certi ingegni a bella posta immaginati, gli s'inchinò come cosa viva, talmente che i cortigiani temettero volesse schiacciarli; ma lo imperatore, stese la mano al lembo dello stendardo, e ad un suo cenno il carroccio drizzossi. I vessilli furono consegnati ai Tedeschi mentre i trombetti del comune facevano risuonare l'aria del clangore delle trombe quasi significassero l'esequie della loro libertà 1 che ivi, esalando il supremo sospiro, pareva seppellirsi in perpetuo. Intanto che tutti i Milanesi si gettavano ai piedi del trono, uno de' loro consoli orò con tali commoventi paróle, che strappò le lacrime dagli occhi di tutti gl'imperiali, tranne da quelli del solo Federigo, il quale non mutò sembianti ; il suo viso pareva di macigno.2 Lo stesso conte di Biandrate, o che sentisse rimorso d'avere tradita la terra materna, e che fosse spertis-simo nell' arte di recitare le parti tenere in commedia, tolta in mano una croce, cadde ai piedi di Federigo implorando grazia per i suoi concittadini ; e Federigo sempre impassibile. Allora lo arcivescovo di Colonia 3 dichiarò alla turba che lo augusto padrone nel tesoro delle sue misericordie accettava la resa senza condizione. La dimane quegli infelici, poco sperando delle compassionevoli viscere del feroce signore, stu-diaronsi di ottenere accesso alla imperatrice per implorare il suo patrocinio; e venendo ciò negato, gettavano le croci
      1 Sono parole di Bucardo notajo imperiale, il quale trovandosi presenteal miserabile spettacolo, io narrò in una lettera , che principia con le parole
      del salmista: LcBlamini in Domino; non dice libertà, ma superbia Eglimagnifica questa espugnazione —o a dir meglio, resa ; o com' egli la chiama senza sotterfugi, eccidio di Milano — sopra quelle di Troja, di Cartagine, di
      Aquileia , di Ravenna. Buchardi Notarli Imperatoris , De Victoria Frider. Imper., il Excidio Mediolanensi Epist ; presso Muratori, Ber. ltal. Script., T. Vi.
      * ...... sed imperatoris facies non est immutata..... faciem suam Crma-
      vit ut petram. n Idem, ibid.
      8 Era il braccin destro di Federigo ; Bucardo lo chiama « principium , medium et finia honori imperatoris. » Il Muratori lo chiama arnese pessimo. » Era il Tallcyrand di quei tempi.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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