Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO TEìtZO.
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      in Italia tra la libertà e la tirannide diventava obietto d'interesse per tutte le genti cristiane, le quali in Federigo non consideravano l'oppressore di popoli innocenti — avvegnaché la parola libertà di popolo indipendente dal proprio • signore che regna per diritto divino, fosse sconosciuta nel codice del diritto pubblico europeo — ma il persecutore del capo della chiesa universale ; la quale nelle mortali traversie che pativa, a conservare la propria libertà, anzi la propria esistenza, disperando di altro migliore argomento, accese un fuoco da cui correva rischio d'essere consunta. Se non che questo era un periglio lungo tratto discosto, e v' era tempo a pensare al rimedio ; quello invece era un abisso già spalancato e faceva d'uopo salvarsi con ogni espediente.
      Federigo in prima non misurò il precipizio sul quale l'alleanza della chiesa con gli oppressi popoli l'aveva spinto; sperava provvedere a tutto; faceva apparecchi grandi di guerre maggiori ; chiudeva l'animo alla clemenza ; bramava vendetta piena e finale di tutti i suoi nemici; ma simulava di starsene non curante. Allorquando un cardinale, di nome Giovanni, giunse a Milano portatore della papale sentenza, l'arcivescovo Orberto — quel desso che nella prima resa di Milano erasi mostrato schifosamente vigliacco predicando nella dieta di Roncaglia la dottrina del potere assoluto, ossia della onnipotenza del principe — seguendo lo antico costume della sua genia, debole sempre e pieghevole a quel vento che soffi più forte, era diventato tutto tenero del popolo. Processe in solenne apparato insieme col legato pontificio alla chiesa, e asceso sul pergamo predicò scomunicati Federigo e Vittore, li dichiarò privati, l'uno dell'impero, l'altro della dignità usurpata; saettò parimente l'anatema contro i vescovi di Mantova, Lodi e Cremona ; contro Guglielmo di Monferrato, Guido di Biandrate, i Consoli di Cremona, Novara, Pavia, Lodi e Vercelli ; i conti di Seprio e della Martesana, e il castellano di Paradello; annullò in fine, a nome del papa, tutti gli atti di Federigo.
      La promulgazione della scomunica seguita in Milano accrebbe l'entusiasmo de' popoli lombardi, i quali invece di starsi sulle difese agognavano di assaltare il comune nemico;


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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