Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      fu posa, e conobbero gran numero de' loro più valorosi guerrieri essere stati uccisi, poche e inutili le difese, ostinati i nemici, disperarono di sè stessi, e chiesero patti di resa, intercedenti il patriarca d'Aquileja e il duca di Baviera. Il patriarca dichiarò loro che la sola via ad ottenere misericordia dall'imperatore era quella di rendersi a discrezione. Uno de'consoli, pensando essere stolto ed iniquissimo consiglio quello di porre un intero popolo nelle mani del vincitore massime se è principe, e tornare sempre utile ottenere patti, poiché quand' anche colui non abborrisse dallo spergiuro, ai traditi rimarrebbe il conforto di sapere che la storia eon mano inesorabile prende ricordo della fede violata ad eterno vitupero del perfido, disse dignitosamente : Crema avere combattuto sì lungamente a rivendicare la libertà propria contro la tirannia de' Cremonesi, non contro l'imperatore eh' essa dopo Dio voleva fedelmente servire ; a ciò solo mirare l'alleanza co'Milanesi, non a ribellarsi al loro sovrano: se dunque il difendere la propria libertà era delitto, e se Federigo era deliberato a punirli, lo scongiurava ad infliggere alla innocente città qualsìfosse castigo fuori che quello di abbandonarla alla esecranda rabbia de'Cremonesi. Parole più supplichevoli e meno dignitose non avrebbero forse piegato l'animo di Federigo, il quale non poteva non ammirare i tanti esempi di valore che avevano dato i vinti in un assedio sì lungo ; e però concesse i seguenti patti: i cittadini uscissero liberi dalla città con le mogli e i figliuoli e con quante masserizie potessero portare una sola volta; le milizie milanesi e bresciane partissero senza armi e bagagli : libertà a tutti di andare dove loro talentasse. Nel gennaio del 1160 i Cremaschi uscirono dalla patria che loro era tolta per sempre. Erano circa ventimila e presero la via di Milano. Crema fu saccheggiata, e poi data alle fiamme, e i Cremonesi con selvaggia ferocia si affaccendarono ad atterrare gli edifizi che il fuoco non aveva consunti, mentre ai Lodigiani lo imperatore aveva fatto dono delle più insigni armature tolte ai vinti.
      Federigo annunziò per lettere la nuova di questa vittoria vantandosi di essersi mostrato temperante e modesto nel trionfo fino a concedere la vita a quelle misere genti, e di


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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