Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      queste ed altre simigliami querele e domande Federigo rispondeva : non egli ma Eugenio avere violata la fede essendosi pacificato e collegato, senza chiedergli licenza, co'Romani e con Guglielmo di Sicilia : i vescovi essere suoi vassalli perchè possedevano feudi imperiali ; il papa non esser sovrano della città di Roma, che era soggetta allo imperatóre il quale portava il titolo di re de' Romani. Inibiva, oltre a ciò, ai legati del papa il passo per il territorio dell' impero senza averne ottenuta la debita licenza, e Io alloggio ne' palazzi de' vescovi, che essendo edificati sopra il suolo imperiale, erano proprietà dell' impero.
      Mentre il riferito dissenso, invece di calmarsi, maggiormente intricavasi, e il papa e lo imperatore pensavano ad offendersi a vicenda, il senato romano mandò oratori a Federigo per renderlo benevolo alla repubblica e tutelarla dalle aggressioni papali. Accolse egli il messaggio, e promise amicizia e protezione : non già eh' egli non abborrisse il governo popolare, chè anzi ambendo a condursi da despota più clic gli antecessori suoi non avevano fatto, operava jerae ogni principe, che per conseguire lo scopo si giovi di ogni mezzo. Così mentre ei voleva lo esterminio della democrazia nelle città lombarde, la incoraggiava in Roma nel modo medesimo con che, per addurne fra mille un solo esempio, il tristo cardinale di Richelieu incitava e pagava la Svezia per soccorrere i protestanti in Germania ed abbattere la potenza dell'Austria, mentre inumanamente gli bruciava in Francia per impedire lo sviluppo della libertà politica e religiosa. — Come il papa seppe l'alleanza del Barbarossa co' torbidi Romani, apparec-chiossi a soffiare dentro le fiamme delle ire de' Lombardi, incoraggiando senza velo o dissimulazione i loro sforzi contro il tiranno — come lo chiamava — della chiesa e de' popoli, ed aspettando il destro per immischiarsi direttamente nella guerra che già era stata accesa dagli stessi Milanesi.
      XVII. Spergiuro ai patti della resa, Federigo aveva loro rapito il castello di Trezzo ponendovi un forte presidio tedesco che come in luogo sicuro vi custodiva il tesoro imperiale. Appena egli ebbe dichiarata a Milano la guerra, i cittadini di quella assaltarono Trezzo con tanta furia e valore che lo espugnarono e saccheggiarono, ne atterrarono le mura, presero il


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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