Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO TEìtZO.
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      stati della chiesa il fodro, ovvero approvvigionamento, al quale l'imperatore non aveva diritto se non se quando si recava in Roma per ricevervi la corona ; querelavasi anche che i predetti messi volessero prepotentemente istituire nelle città soggette alla sede pontificia i potestà imperiali.
      Il Barbarossa dal canto suo era poco satisfatto d'Adriano, il quale, come ne correva la voce, avea stretto segreta alleanza coi comuni lombardi. Gli sdegni accuniulavansi nei cuori d'entrambi, ed aspettavano la occasione per iscoppiare. Cedendo al desiderio dello imperatore, il pontefice aveva creato Guido, figliuolo del conte di Biandrate e giovinetto d' anni, cardinale suddiacono. Federigo lo voleva porre sul seggio arcivescovile di Ravenna. Adriano non volle. L' altro se ne tenne offeso e comandò al suo cancelliere che nelle scritture pubbliche il nome del papa fosse posposto a quello dell' imperatore, e che gli si desse del tu, quasi fosse inferiore o suo vassallo. La qual cosa empì di furore la corte papale, assuefatta da tanti anni ad essere trattata con parole di ossequiosa riverenza dal capo dello impero, il quale aveva sempre parlato a quello della chiesa il rispettoso linguaggio d'un figlio. Alcuni uomini pacifici e segnatamente il cardinale Eberardo, vescovo di Bamberga, provaronsi di abbonacciare gli spiriti in sul primo scoppio d' una discordia, che poteva rinnovare le lacrimevoli scene de' tempi decorsi. Ed infatti Federigo essendo andato a Bologna, dove raccoglievansi lo milizie che calavano d'Alemagna, aveva convocata una dieta alla quale erano stati citati i Milanesi, ma non obbedendo, furono, come contumaci e ribelli, messi al bando dell'impero. A questa dieta il papa, cedendo a chi desiderava pacificamente comporre l'insorto litigio, aveva inviati suoi nunzi quattro cardinali. Costoro chiesero innanzi tutto venisse mantenuta, la fede giurata da Barbarossa ad Eugenio III, quella, cioè, di riconoscere il diritto delle regalie negli stati della chiesa da esercitarsi liberamente dal solo papa, e di domare i Romani, e abolita la repubblica, rimetterli sotto l'assoluto dominio del pontefice. Chiesero poi rendesse le cose usurpate alla Chiesa, e non la molestasse nel pieno ed assoluto possesso de'beni della contessa Matilde, e delle isole di Corsica e Sardegna. A


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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