Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro teìtzo.
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      vano, assaltò il castello di Gambolato e guastollo. Poi retrocesse provocando l'oste pavese: fu feroce lo scontro; ma le legioni di Pavia non sostennero l'urto, e si rinchiusero dentro Vigevano, dove in pochi giorni si arresero per fame, ed accettarono patti durissimi come li poteva dettare un lungo ed implacato rancore. La qual cosa considerando, non s'intende oggimai come in un tempo in cui l'amore di nazione era così lieve e mal definito, come era immenso e sentitissimo quello di patria, che importava la città natia, i vincitori si tenessero paghi della distruzione di Vigevano, e non irrompessero impetuosi sopra Pavia a recarle i danni che essa aveva fatti patire a Tortona. E chi potrebbe affermare se non si pentissero della umanità o imprevidenza loro allorché pochi mesi dopo furono astretti a guerreggiare contro gli stessi Pavesi afforzati da quei di Cremona? E tanto più che con la debole Lodi furono crudelissimi e per distruggerla affatto bastò loro il minimo pretesto. Rimesso il giogo ai Lodigiani, appena Federigo sgombrò dalla penisola, i consoli comandarono che tutti dall' età di quindici anni in su giurassero fedeltà a Milano od obbedienza ad ogni suo comandamento. Erano pronti a giurare, ma volevano alla formula si aggiungessero le parole : salva la fede allo imperatore. Sessanta de' più spettabili cittadini guidati dal loro vescovo si condussero a Milano a pregare Uberto arcivescovo perché vincesse la ostinazione de' consoli ; scongiurarono anche due cardinali che per avventura passavano, andando in Germania : e non vi fu umano argomento che valesse a mutare l'animo de'consoli, i quali anzi infiammarono il popolo, allegando la dissimulata perfidia de' Lodigiani; e Io spinsero contro 1' afflitta città che venne incendiata, le castella distrutte, i campi devastati, gli alberi recisi ; e que' miseri cacciati per sempre dalla terra materna, ripararonsi a Pizzighettone sotto la tutela dei Cremonesi, Così disimpacciaronsi d'una città che, posta tra Pavia e Cremona, ad ogni commovimento era inchinevole a ribellare.
      Umiliata Pavia, impaurito il marchese di Monferrato, tolti molti castelli a Novara ed acquistatine oltre venti nella valle di Lugano, il comune milanese venne in tale riputazione, che non solo crasi rifatto de' danni innumerevoli che Federigo gli


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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