Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      2ÓGstoRia dei comuni italiani.
      IX. Mentre i Milanesi erano intenti a rialzare la distrutta Tortona, quei di Pavia armaronsi e corsero furibondi a porvi impedimento. Le milizie di Milano, ch'erano genti delle Porte Ticinese e Vercellina, cui poscia si congiunsero quelle delle Porte Renza e Romana, si fecero loro incontro ; ma furono poste in fuga lasciando i loro bagagli e non pochi prigioni nelle mani degl' inimici. Costoro il dì seguente assaltarono con gran furia la città, ma furono respinti, e dovettero abbandonare il pensiero di sturbare la impresa, la quale fu compita con pari satisfazione de' benefattori e de' beneficati.
      I Milanesi, inorgogliti nel vedere Federigo tornarsene in Germania senza avere osato aggredire la città loro, mentre affrettavansi a fortificarla cingendola intorno d'un profondo fosso, racconciarono e fortificarono anche Caliate, Trecate ed altre loro terre ; rifecero sul Ticino il ponte arso dal Barba-rossa; condussero insomma molti altri simili provvedimenti spendendovi danari assai, che testificano della opulenza di quel grande comune,1 o diciamo meglio, della generosità de' cittadini, non meno che della operosa sollecitudine del governo; il quale, se vuoisi prestar fede ai cronisti de" tempi, aggravò il popolo di onerosissimi balzelli, e usò rigore e crudeltà molte nelle esazioni. Se non che trattandosi non di ambiziosa libidine d'inutili conquiste, ma di provvedere allo imminente turbine onde Milano era minacciata dal feroce tedesco, i più duri sacrifici per la salvezza della patria sostenevansi con animo rassegnato. Pensarono poscia a punire le città collegate allo straniero, e massime Pavia che era pessimo esempio e perpetua incitatrice di tutte. I Pavesi insieme con Guglielmo di Monferrato e con Obizo Malaspina eh' erasi rappacificato con l'imperatore, tenevano raccolte numerose legioni presso Vigevano loro castello; aspettando il destro di varcare il ponte sul Ticino, e invadere il territorio dell' inimico. 1 Milanesi ragu-narono un grosso esercito, cui si congiunsero le milizie bresciane, e ne affidarono il comando al conte Guido di Biandrate, il quale passò celeremcnte il Ticino, e lasciando da parte Vige-
      1 La somma sembra incredibile. I cronisti contemporanei dicono che fosse di cinquantamila marche d5 argento che, secondo il Giulini [Memorie Sloriche di Milano), equivalgono a ventisette milioni e cinquecento mila lire.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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