Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro teìtzo.
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      lizie d'allora si fossero rette con gli ordinamenti degli eserciti stanziali (le' moderni principi. Ma le sue erano soldatesche feudali, cioè genti raccogliticce dipendenti da' loro capi e signori, i quali, intimato l'eribanno, avevano debito di seguire i vessilli del sovrano tanto tempo e non più ; trascorso il quale, potevano tornare a' loro focolari senza che egli avesse potestà di trattenerli. Ed era presso a compiersi l'anno, da che lo esercito era venuto in Italia, e stanco dei continui travagli della guerra, bramava ridursi alle patrie terre. Per tale ragione il Barbarossa si vide astretto a scioglier l'esercito, come di fatti fece in Ancona, d' onde chi prese la via di mare, chi quella di terra. Il principe con le sue peculiari milizie, procedendo oltre, pervenne al Veronese, dove, dicono gli storici tedeschi, gli fu tesa un' insidia per annegare lui e le sue genti nell' Adige; ma gli riuscì di schivarla, come poscia gli riesci parimente di aprirsi il passo alle chiuse delle Alpi, presso quel fiume, vincendo gli assalti di alcuni ladroni che postisi su quelle alture, glielo contrastavano. Inseguiti e vinti, cinquecento vennero impiccati agli alberi, e a parecchie centinaia furono mozzi il naso e le labbra.
      Innanzi di uscire d'Italia Federigo volle lasciare un ultimo esempio della sua severa giustizia. La carità che mosse i Milanesi a riedificare Tortona fu un gravissimo delitto di lesa maestà che andava punito ad esempio e terrore degli altri comuni ribelli. E quindi mentre sostava nel territorio veronese, fece un decreto con cui privava della sua grazia i Milanesi per le loro immani scelleratezze, e li metteva al bando dello impero come distruggitori di Lodi e di Como, e rei di non essere comparsi al suo reale cospetto dopo di averli formalmente citati. E perchè la imperiale clemenza sua invece di renderli grati ed obbedienti, li aveva induriti nelle opere malvagie, annuenti i principi italiani e tedeschi, puniva la infida città togliendole il diritto di coniare moneta e tutte le altre regalie, le quali egli concesse a Cremona, esempio di fedeltà alle rimanenti città d'Italia.1 Al decreto apposero i nomi dugento e più vescovi e signori tedeschi, e i consoli di Pavia e di Novara.
      1 II decreto è riportato dal Muratori, Anliq, Hai. llled. Airi, Dissert. XXVII.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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