Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro terzo.
      23)
      mutati, e la gloria e maestà dello impero non trovarsi più in Roma, ma essere passata in Germania ; quivi stare i consoli, il senato, le milizie, non già in Italia cui era debito piegare la fronte al dominio de' Franchi che 1' avevano con la virtù dell' armi e col senno conquistata. Concluse che non si sarebbe lasciato imporre leggi da nessuno ; i Romani si apparecchiassero a mostrarglisi obbedienti se bramavano di meritare i suoi beneflcii.1 Gli oratori, fallito lo scopo dell'ambasceria, ritornarono a Roma.
      Il papa avvertì Federigo a non fidarsi dei Romani che gli avrebbero tese insidie; lo consigliò facesse senza indugio occupare la città Leonina e la basilica di San Pietro da una falange delle sue migliori milizie; e con questi apparecchi, fatti il giorno precedente, il Barbarossa e Adriano senza disturbi o pericoli entrarono in Roma. La cerimonia della incoronazione fu fatta in San Pietro fra mezzo ai militi, i quali congiungendo le loro acclamazioni a quelle del clero produssero un rumore che pareva il cielo risonasse del tonfo d'un terribile fulmine.2 Finita la festa, lo imperatore, cinto la fronte dell'ambita corona, fra mezzo a numeroso stuolo di cavalieri si ridusse agli accampamenti posti fuori le mura ; e il papa tra tristo e lieto —perocché essendosi bene accorto dell' indole superba e prepotente ed astuta del principe, pensava al futuro — tornò al suo palazzo.
      1 Romani non sapevano patire la vergogna di essere stati esclusi dal tempio, quasi l'imperatore spregiasse i loro suffragi. Si affollarono al Campidoglio, e dichiarata illegale la incoronazione perchè fatta senza il consenso del popolo, corsero alla basilica con intendimento di sturbare la cerimonia, ma tenuti discosti dai soldati tedeschi, non valsero ad impedirla. Come videro sgombro il ponte sul fiume dalle guardie di Federigo e seppero lui lontano, entrarono nella città Leonina, e quanti ivi erano imperiali, ammazzarono, dando loro la caccia perfino dentro la chiesa. Il tumulto si fece assai grave e generale. Il Barbarossa, appena ne ebbe la nuova, chiamò a raccolta le sue
      1 Vedi Ottone di Frisinga che riferisce il discorso degli Oratori e la risposta di Federigo.
      2 Sooo parole del Cardinale d' Aragona.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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