Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      storia dei comuni italiani.
      di queir infelice, da Nepi dove trovavasi, si mosse ad incontrare Federico eh' era giunto a Sutri. Arrivato innanzi al regio padiglione, fermossi senza smontare aspettando che il re andasse a reggergli la staffa. Quei non andò ; ne nacque un sussurro ; i seguaci del papa guardavano in cagnesco i cortigiani di Federigo. I cardinali vedendo tanta oste, tremarono di paura, e ripararonsi, chi a Nepi, chi a Civita Castellana; il pontefice in fine si consigliò di scendere da cavallo e si assise sul faldistorio apparecchiatogli. Allora Federigo gli si fe' presso, si chinò a baciargli il piede ; ma volendo dargli sulla bocca il bacio di pace, il pontefice lo respinse chiamandolo non meritevole, come colui che non aveva voluto prestare al sommo pontefice quegli atti di riverenza non negatigli mai da'principi suoi predecessori. La contesa che nacque da tale rifiuto durò tutto quel giorno, e prolungossi per il seguente, finché i cortigiani persuasero Federigo, non riputasse avvilimento della regia dignità il prestare quell'atto di ossequio che non era fatto alla persona d'Adriano, ma al principe degli apostoli rappresentato dal papa. Federigo cesse, gli tenne la staffa: il bacio fu dato e reso ; le proteste d'amistanza rinnovate, i patti bene stabiliti, e profferito il decreto di morte alla nuova repubblica.
      VII. Federigo insieme con Adriano procedeva verso Roma allorquando parecchie miglia discosto da Sutri gli comparvero dinanzi gli ambasciatori del senato romano annunziandogli : Roma, qualora egli venisse con intendimenti di pace, esser pronta a riceverlo ; scosso il giogo della dominazione clericale, la città aspirare all'antica signoria del mondo, locando lui principe sul trono imperiale rialzato; chiedergli quindi che egli giurasse di serbare le leggi e le consuetudini ad essa confermate dagli antecessori di lui; di tutelarla dal furore de' barbari ; di dare cinque mila libbre di argento agli ufficiali della repubblica che gli porrebbero sul capo la corona de' Cesari.
      Tali parole parvero audaci ed altere a Federigo e gli empirono l'animo di collera; onde ei, come gli oratori si tacquero, rispose, tacciandoli più d'insania che d'arroganza. Chiamò stoltezza degna di scherno il vanto che menavano dell' antica grandezza nella presente miseria : disse i tempi esser


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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