Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro terzo.
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      troceilere senza macchia della propria reputazione: ma voleva in ogni guisa torsi dinanzi queir impaccio, onde recarsi a prendere la corona imperiale in Roma. Comandò quindi che dentro la fonte guardata dai Pavesi si gettasse zolfo, pece e cadaveri d' uomini e di animali per corromperne le acque. L'assedio, che aveva avuto principio nel dì dello Ceneri, erasi prolungato fino alla settimana santa. Le ostilità cessarono, e fu tregua per quattro giorni. Nel venerdì sacro alla passione di Cristo, dalle porte della città il clero uscì in processione, recandosi con mesto apparato innanzi al Barbarossa. Implorava misericordia, scongiuravalo non volesse fare scontare la colpa de' protervi e sleali abitanti agli innocenti sacerdoti, imprecava alla patria ed ai concittadini: primo, stupendo e necessario effetto del prete rifatto da Ildebrando ! 1 Al prode guerriero non è cosa che rechi tanto disgusto quanto la codardia e la viltà, in ispecie quando è congiunta ad atti snaturati. E però ne sentì ribrezzo Federigo; non concesse che i vigliacchi chiedenti gli si appressassero, e mandò loro incontro alcuni suoi vescovi perchè li respingessero dentro le mura.
      La derelitta città era ridotta agli estremi: deliberarono la resa, e deputarono Bruno abbate di Chiaravalle di Bagnolo per istabilirne i patti, che assentiti dal vincitore furono questi: salve le vite, e della roba quel tanto che ciascuno potesse portare sulle spalle, uscendo dalla città, la quale non sarebbe nè guasta nè data alle fiamme. Gli assedianti vi entrarono, la posero a ruba, e spergiuri alla santità de'patti, incendiarono, dicesi per serbare la promessa data ai Pavesi, i quali avevano con una grossa somma di danari pattuita in sul principio la distruzione dell' aborrita Tortona. L'abbate mallevadore del patto, inorridì al crudele spergiuro, e perchè aveva viscere umane dopo tre giorni ne morì di cordoglio. I Tortonesi pallidi, scarni, estenuati, strappati, brutti di fango, presero la via di Milano, lacrimando allo spettacolo delle fiamme che distruggevano la patria diletta. I Milanesi gli accolsero come martiri dell' italica libertà ; a racconsolarli ra-gunarono il popolo a parlamento, il quale assentì unanime
      1 Vedi addietro, pag. 129.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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