Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      storia dei comuni italiani.
      stempiavano incolpando anche della intemperie della natura i malarrivati consoli, che furono accusati di avere tratto astutamente lo esercito per quel cammino deserto a fine di trarlo a rovina. Comandò quindi ai consoli sgombrassero dalla sua regia presenza, e facessero sgombrare dal castello di Rosate il presidio milanese senza portar via le provvigioni. Così fu fatto: il presidio uscì fuori; gli tennero dietro gli abitanti del castello con le mogli e co' figli che, molestati dal freddo e dalla continua pioggia, giunsero a Milano, e nella immensità del loro dolore ripeterono le accuse de' Tedeschi contro Obcrto e Gherardo. Il popolo, commosso al lacrimevole spettacolo, senza ascoltare le ragioni che i consoli con calma ed eloquenza esponevano, levossi a tumulto, e nell' ira sua aggredì la casa di Gherardo e la distrusse.
      E questa fu frenesia intemperante di plebe. Il governo intanto pensò di placare l'animo dell' irato principe mandandogli oratori che riferissero i cittadini avere riprovata la imprudenza o la colpa dei consoli, essere stati severamente puniti, doversene tener satisfatto, e in segno di buona e schietta amistanza gli offerissero il dono delle quattro mila marche promesse, purché Lodi e Como seguitassero a rimanere soggette alla signoria di Milano. Invece di aprire l'animo a più miti consigli, Federigo tenne ad insulto l'offerta pecuniaret ci ontne forum suum , et verbcrabit cura, et tondebit, et comburet in maxilla.
      Nullus Teutonicus babeat socium Latinum , nisi sciai Teutonicum : sed si habuerit, auferetur ei qnidquid liabet.
      Si miles militi couvitia dixerit, negare pntest juramento: si non nega-verit, cnmponat ei X libras monrtae, quae tuoc erit in exercitn.
      Si qtiis invenerit vasa piena viui, vinum inde cxlrabat ita caute , ne vasa confringant, vel ligamina incidat vasorum, ne ad damnuni exeicitus totani vinum effundatur.
      Si castrum aliqnod captimi fuerit, bona quae intus sunt auferantur sed non incendantnr, uisi forte hoc Marscalcns faciat.
      Si quis vetialus fuerit cum canibus venaticis , feram quam invenerit, et canibus agitaverit, sine alicujiis impedimento babebit.
      Si quis per canes leporarios feram fugaverit, oon erit necessario sua , sed erit occupantis.
      Si quis laurea vel gladio feram percnsserit, et antequam manu levave-rit, alter occupaverit, non occupantis crii : sed qui occiderit eam sine contra-dictione nbtinrbit.
      Si quis birsando feram balista, vel arcn occiderit, ejus erit. «
      Uadevicus Frisingensis, Apend, ad Otlon De Jìeb. Ges. Frid.


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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