Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      libro terzo.
      23)
      occasione alle temute ostilità. Ma sottomano speravano, dacché patrocinava la loro causa Guglielmo marchese di Monferrato, l'unico forse, o uno de'pochi signori che non avevano voluto piegare la fronte alle città libere, e che sollecitava il tedesco di vendicarlo della città d'Asti e della terra di Chieri, che davano molestia ai suoi vassalli. Guglielmo a nome de' Lodigiani offerse al re una chiave d' oro in testimonio della loro fedeltà allo impero. E perchè a que' tempi era usanza inviare a eomplire con doni il sovrano novellamente eletto, i Milanesi reputarono prudentissimo consiglio far dimenticare all' imperatore l'insulto fattogli in persona del suo Sicherio, e gli mandarono ambasciatori presentandolo di una coppa d'oro ricolma di monete. Il superbo principe, che aveva con animo grato accettati i presenti di Cremona e di Pavia ite a incitarlo contro la città rivale, ricusò come oltraggio l'offerta de' Milanesi, e cacciò sdegnosamente gli oratori. Intimò quindi ai principi e prelati dell' impero si tenessero apparecchiati a seguirlo con le loro genti in Italia, per la festività di San Michele, e bandì una generale dieta in Roncaglia.
      Nell'ottobre del 1151 Federigo accompagnato da un numeroso esercito — il più numeroso e formidabile che fosse stato mai condotto in Italia da nessuno de' precedenti sovrani — passò le Alpi ed entrando per la valle di Trento, sostò alcun tempo lungo il lago di Garda a raccogliere i feudatari che da ogni parte accorrevano. Andò quindi a Roncaglia, pose gli accampamenti in riva al Po, ed aprì il bandito parlamento.
      A quanti baroni non risposero alla chiamata Federigo tolse i feudi. Quasi tutti i comuni italiani mandarono deputati a rendergli ossequio. Sopra tutti con segni di gran cortesia furono accolti quei di Genova, i quali fecero al re esimj presenti di cose peregrine, come leoni, leopardi, struzzi, pappagalli. Federigo rivolgendo in mente la guerra contro il reame normanno dell'Italia inferiore, sperava giovarsi della formidabile armata de' Genovesi. Dopo d'avere ascoltato le querele di Guglielmo di Monferrato contro la città di Asti, alle quali si aggiunsero le accuse del vescovo di quella, si fecero innanzi i consoli di Lodi e di Como chiedenti d'essere liberati dalla mala signoria dei Milanesi. Il re promise di operare se-


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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