Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      stoma dei comuni italiani. Ipaterno di casa ghibellina, traeva il materno da'Guelfi,1 di modo che le due famiglie vedendosi rappresentate nella persona dello stesso sovrano, ne venissero spontaneamente a durevole concordia. E non sperarono invano; poiché per tutto il lungo suo regno, i furori delle lotte civili non turbarono la Germania.
      Fattosi incoronare prima in Aquisgrana e poscia in Rati-sbona, mandò in Italia legati per annunciare la sua elezione al pontefice Eugenio III e a tutti i principi e le città del regno. Pare che parecchi degli italici signori intervenissero alla sua elezione; qualche antico cronista accenna anche ad uomini della Lombardia e della Liguria: ma seppure ciò fu vero, ci andarono o a caso trovaronsi ivi senza missione officiale. Nulladimeno i Lombardi, oramai disavvezzi dalla molesta presenza di un imperatore e di un esercito tedesco — perocché Corrado ne' quattordici anni di regno non venne mai in Italia e non si mescolò minimamente ne' pubblici negozj degl' italici comuni •— pensarono forse meglio non provocare la tedesca rabbia; e plaudirono alla elezione di Federigo, inviandogli, come era costumanza, doni squisiti.
      II. Nel mese d'ottobre dell'anno stesso 1152 Federigo aveva convocata una dieta nella città di Virtzburgo. I legati del papa, accompagnati da' nunzi tedeschi che ritornavano dall' Italia, presentaronsi a lui recandogli le congratulazioni d'Eugenio, e pregandolo volesse soccorrerlo a domare i mutabili Romani che lasciavansi pervertire dalle eretiche ciur-merie di Arnaldo da Brescia. Quindi fu stipulato un trattato in cui il capo dello impero e quello della chiesa contraevano stretta alleanza obbligandosi a sostenersi vicendevolmente con tutti i mezzi possibili contro tutti, città libere, Greci,
      1 Ottone di Frisinga, dopo di avere esposte tali ragioni, conelude: « Principes ergo non soluin industriam ac siepe dieti juvenis virtutem , sed etiaili hoc, quod utriusqne sanguinis consors, tamquam angnlaris lapis utro-rumque, liorum partium dissidentiam unire posset, consideiaotcs, caput regni rum constituere adiudjcaverunt : pluriinumque reipublicse prnfu tu ni ni prfficogitantos si tam gravis et diutina inter maxinios imperii viros, ub privatimi emotumeutum simultas, bac denium occasione, Deo cooperante, sopi-retur. »


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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