Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      liilro secondo.
      ze, Lucca, Pistoia e Grosseto; in tutte dando la caccia ai fautori d'Anacleto, e facendo riconoscere Innocenzo.
      Il papa era andato a trovare Enrico in Grosseto. Passarono entrambi a Viterbo che tenevasi fida all'antipapa; la presero e la multarono di tremila talenti; e quivi nacque una-contesa che stette quasi per rompere l'amistà tra il papa e il duca, perchè 1' uno voleva per sè quella pecunia come signore legittimo della città, l'altro la pretendeva per diritto di guerra. Arrivati a Sutri, vi deposero il vescovo, e ve ne fu messo uno fedele ad Innocenzo. Da Monte Cassino cacciarono via il presidio Normanno. Capua fu data al principe Roberto ostile a Ruggiero. Renevento fu astretta a giurare fedeltà ad Innocenzo.
      L'imperatore trattanto era ito a Bari, e l'aveva cinta d'assedio. Ivi poscia andarono il papa ed Enrico. Bari s'arrese; ne seguirono lo esempio Melfi e le altre città di Puglia e della Calabria, e i presidj di Ruggiero furono dovunque trucidati dagli imperiali. Lotario, inorgoglito della fortuna delle proprie armi negli stati de' Normanni fino allora reputati invincibili, ebbe pensiero di spodestare Ruggiero e creare un nuovo duca di Puglia; conferì quella dignità di consenso col papa a Rainolfo conte d'Avellino. Nel dargli la investitura sorse una disputa che durò quasi trenta giorni tra Lotario e Innocenzo, i quali eransi parimente bisticciati in quanto a Salerno; perocché pretendendo ciascuno d' essi alla sovranità di quegli stati, icervelli s'erano incaloriti in guisa da rompere ogni concordia. Ma pensando che da ciò poteva nascere la rovina d'ambidue, fu trovato l'ingegnoso e ridicolo temperamento che il papa e lo imperatore investissero Rainolfo ad un tempo, tenendo l'uno e l'altro con le proprie mani il gonfalone, e consegnandoglielo. Per questa specie non mai veduta nè immaginata d'investitura, il duca di Puglia diveniva anfibio — mi si conceda il vocabolo — perocché per virtù'del diritto feudale non potendo offendere il proprio sovrano, in caso di guerra tra l'imperatore e il pontefice non avrebbe potuto soccorrere l'uno senza farsi spergiuro e ribelle all' altro. Così spenta questa ed un' altra simile contesa nata per la elezione dello ahnle di Monto Cassino, il capo doli' imporo e quello


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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