Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      unno secondo.
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      alle investiture; e il pontefice dopo d'aver fatto un minuto racconto delle torture morali con che Enrico gli aveva usata violenza, riconobbe umilmente che le promesse, che ci gli aveva date, travarcavano i confini della potestà sua, significò il desiderio di riparare con ogni sacrificio al mal fatto, chiedendone consiglio ai Padri del consesso. Prevalendo fra tutti l'opinione del vescovo d'Angouléme, Pasquale dichiarò che non intendendo punto discostarsi dai dottami della divina Scrittura e de' Concilj, riconfermava gli statuti de' suoi predecessori e segnatamente quelli di Gregorio VII e Urbano II, condannava ciò che essi avevano dannato, e decretava ciò che era stato decretato da loro. Il vescovo da'Angouléme lesse l'atto che ritoglieva allo imperatore il privilegio — o com' ei dicevano pravilegio 1 — dello investiture senza però aggiungervi 1' anatema; la qual cosa pareva di satisfare la coscienza del pontefice, che trovavasi nella necessità tormentosa di revocare un atto giurato pubblicamente sul corpo sacrosanto di Cristo. Un altro concilio tenuto in Guastalla fece eco a quello di Roma; ma i padri del concilio di Vienna nel Delfinato deposero la maschera, biasimando ed annullando il concordato, e lanciando i fulmini della chiesa contro Enrico perfidissimo tiranno, come lo chiamarono que' pii e zelanti sacerdoti.
      XXIX. Enrico intanto, cammino facendo, volle visitare la contessa Matilde, che l'ospitò per tre giorni con magnificenza squisita nella fortezza di Bianello sul Reggiano: la pace già prima conclusa fra loro, venne riconfermata, e se s'ha da prestar fede al poeta di corte2 della celebre donna, lo imperatore partendo istituivala sua viceregina in Lombardia.
      La fama del crudele contegno di Enrica verso il pontefice era arrivata in Costantinopoli. Alessio Comneno, che l'ambizione de'Normanni, non che i furori delle crociate tenevano in perpetua paura, colse il destro e mandò ambasciatori al romano pontefice con sontuosi doni — affermano taluni — congratulandosi della sua liberazione, e laudando i Romani di avere opposta valorosa resistenza al tiranno tedesco. E con-
      1 Pravilegium : l*»nne prava, depravazione della legge,
      ! Denizn, fila M'ili,Hit, lib II.
      17*


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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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