Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      privilegi con tanto sudore acquistati, e da sì lungo tempo posseduti. Il re chiedeva d' essere incoronato innanzi di giurare la rinunzia delle investiture, rinunzia ch'egli avrebbe fatta dopo che il papa gli avesse mantenuta la fede data di restituire tutti i beni regali; il papa non voleva incoronarlo ne rinunziare alle regalie senza che il re avesse innanzi fatto solenne e p'ubblico giuramento. La infausta disputa produsse un terribile tumulto; Enrico per consiglio de' vescovi di Reggio e di Piacenza, dichiarò rotto il trattato, non per sua colpa, ma per la mala fede della corte di Roma; annunziando medesimamente che oramai ritoglievasi la fede data non potendo con sicura coscienza privare il trono germanico d' una così importante prerogativa, quale era quella delle investiture. Lo scompiglio cresceva, allorquando uno de'cortigiani d'Enrico esclamò non esser mestieri tante parole, poiché il re voleva la corona de' suoi padri ai medesimi patti, con che l'ave-vario ottenuta Carlo Magno e i suoi successori. Il papa, o forse la sua curia, non dava segni di cedere; ed Enrico consigliato da Alberto suo cancelliere, comandò alle sue guardie di mettere le mani addosso al pontefice e farlo prigione. Il che tosto eseguito, il misero Pasquale venne consegnato ad Ulrico patriarca d'Aquileia.
      La scandalosa scena infiammò d'ira il popolo romano, il quale uscì in folla dal tempio, e correndo per le vie trucidò quanti Tedeschi dentro la città si trovavano. Nè qui si rimase, ma tenuta nella notte una grande ragunanza, deliberò di aggredire con le armi lo esercito tedesco accampato dentro e fuori la città Leonina. Uccisi tutti coloro che gli cadevano fra le mani, assaltò il quartiere del re, il quale balzando di letto, uscì fuori a cavallo, inanimendo i suoi a resistere e punire le turbe ribelli. Il furore lo acciecò tanto, che non guardando pericoli, si spinse fra mezzo alla calca, menando attorno la spada; il cavallo gli cadde morto, e ci avrebbe f.n-ch'egli persa la vita se non gli avesse dato il proprio destriero Ottone conte di Milano, il quale non potè campare dalle ugna della plebe che spietatamente sbranollo.
      Il tumultuante popolo avrebbe riportata piena vittoria, se non che messosi a rubare i bagagli de' tedeschi ne' luoghi
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Storia dei comuni italiani
Volume Primo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1864 pagine 591

   

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